SPONDILOSI VERTEBRALE

Casi correlati

Classificazione spondilosi

Classificazione delle spondilosi in base allo sviluppo delle iperostosi o osteofiti

OSTEOFITI DI GRADO I: appena accennate iperosotsi o osteofiti, di solito accompagnate da un livellamento dei rilievi della faccia craniale e caudale delle due vertebre adiacenti

OSTEOFITI DI II GRADO: iperostosi più evidenti sui rilievi della faccia craniale e caudale delle due vertebre adiacenti

OSTEOFITI DI III GRADO: le iperostosi si allungano e formano il “becco di pappagallo” che si allunga in direzione della vertebra adiacente

OSTEOFITI DI IV GRADO: le iperostosi di due vertebre adiacenti sono cresciute fino a determinare la formazione di un ponte completo

a)    Spondilosi deformante

–       Forma primaria giovanile.

–       Forma secondaria da degenerazione del disco intervertebrale.

b)   Spondilosi traumatica

le stesse alterazioni anatomopatologiche ma la causa è dovuta ad un’offesa al disco o al corpo vertebrale.

c)   Sindesmite ossificante

Primaria: avviene in due fasi :

1)    l’esordio è dovuto all’ossificazione nelle sedi di inserzione del legamento longitudinale ventrale.

2)   La degenerazione dei dischi intervertebrali è un processo successivo e conseguente.

Secondaria: avviene in animali adulti che presentano un’importante spondilosi deformante.

Spondilosi deformante

La spondilosi deformante è’ un processo cronico degenerativo che determina la formazione di osteofiti tra i corpi vertebrali del rachide. Questi sono di facile riscontro a livello toracico, lombare e lombosacrale mentre sono abbastanza rari nel tratto cervicale. Gli osteofiti al loro esordio si presentano come un lieve incremento definito “ a goccia “ della faccia craniale e caudale della vertebra.

Successivamente questa sporgenza cresce in lunghezza e volume fino a diventare “ becco di pappagallo “.

Questi collegamenti tra le vertebre possono avere un’ulteriore evoluzione :

  1. Interdigitazione: nelle parti della colonna che hanno una maggiore mobilità vanno a formare quella che potremmo definire impropriamente un’articolazione accessoria. Le due neoformazioni ossee sono ravvicinate ma mobili e non saldate insieme.
  2. I ponti ossei si saldano tra di loro determinando la conseguente rigidità permanente di questo tratto. Una loro ulteriore evoluzione può essere l’espansione latero-dorsale fino ad assumere la conformazione di un “collare osseo“ che causa una riduzione del diametro dei fori dai quali fuoriescono i nervi spinali : un’area delimitata tra due vertebre limitrofe.

Aree della colonna vertebrale più coinvolte

L’esperienza clinica e diverse ricerche svolte sono concordi nell’affermare che le vertebre statisticamente più interessate alla spondilosi risultano:

quelle comprese tra le ultime due lombari e la prima sacrale: L6-S1

SPONDILOSI CERVICALE rarissima

Vertebre lombari di cane: veduta laterale.

Vertebre lombari di cane: veduta dorsale.

Articolazione sacro lombare caratterizzata da un ponte osseo.

Vertebre lombari di cane veduta ventrale: è evidenziata la spondilosi

Vertebra lombare di cane in un soggetto sano.

Vertebra lombare di cane interessata da spondilosi: il profilo risulta alterato.

Tra le ultime toraciche e le prime lombari.

Vertebre toraciche di cane: veduta laterale. Sono evidenti i becchi di spondilosi.

Vertebre toraciche di cane: veduta laterale. Sono evidenti i becchi di spondilosi.

Sezione di vertebre toraciche di cane: veduta laterale. Sono ben distinguibili  i becchi di spondilosi.

Diventa allora fondamentale comprendere la biomeccanica della deambulazione e quindi l’importanza del bilanciere cefalo rachidiano. link

Diagnosi differenziale con le Spondiliti:

  1. a) lo spazio discale non è interessato dal processo.
  2. b) Non c’è lisi vertebrale.
  3. c) Il profilo degli osteofiti non è irregolare.

Clinica

I tessuti molli (muscoli, tendini, aponeurosi…) attigui al tratto della colonna vertebrale interessato si infiammano e di conseguenza coinvolgono anche i nervi spinali corrispondenti.

Fase acuta

La pseudoartrosi creata dalla vicinanza di due osteofiti che nascono su due vertebre adiacenti nella maggior parte dei casi si infiamma per cause traumatiche : movimenti eccessivo, salti, cadute, frenate particolarmente brusche e violente, una presa brutale alla manica in addestramento…

Fase cronica

Rigidità dolorosa del rachide che si accompagna con la difficoltà di movimento : rialzarsi e iniziare a muoversi risulta qualche volta difficile e nei casi più gravi diventa impossibile. Ulteriori complicazioni possono essere : costipazione e incontinenza urinaria.

Sintomatologia

Si esprime attraverso sintomo poco specifici. 

Cucciolo

prima dell’anno di età il cucciolone presenta già atteggiamenti particolari che assume per tentare di non fare gravare sulla colonna vertebrale il peso del corpo :

  1. quando cammina gli arti posteriori “ spingono “ poco mentre si aiuta molto con gli arti anteriori.
  2. decide di mangiare da una ciotola posta su un piano più elevato del pavimento.
  3. In stazione gli arti posteriori non sono posti naturalmente ma sono tenuti eccessivamente sotto l’addome nel tentativo di ridurre il peso della colonna del tratto lombare o lombo-sacrale.

Adulto

Andatura

Qualunque movimento causa dolore : gli è difficile rialzarsi soprattutto dopo lunghe soste, i primi passi sono molto faticosi. Il movimento degli arti posteriori è difficile : talvolta l’escursione è limitata i passi sono corti e ravvicinati, in particolari condizioni climatiche rigidi, l’appoggio incerto, l’autonomia di percorso decisamente limitata. Non riesce a flettere le ginocchia e a sollevare le cosce e quindi arriva a trascinare i piedi. Interessante è verificare il consumo delle unghie :

– quelle delle mani sono eccessivamente cresciute a causa dello scarso movimento, mentre

– quelle dei piedi possono essere eccessivamente consumate a causa del trascinamento dei piedi o ancora lunghissime a causa dello scarso movimento.

In stazione

Fermo sulle quattro zampe resiste per pochi secondi : tende a tenere i due arti eccessivamente in avanti al di sotto dell’addome, i tratti toracico e lombare del rachide cifotici, la testa e quindi il collo abbassati nel tentativo di trovare una posizione che gli allevi il dolore, e appena può si siede. E’ sufficiente esercitare una leggera pressione sul tratto della colonna infiammato per causargli la flessione delle ginocchia e quindi fargli assumere la posizione “ seduto “.

Complicazioni :

  1. la mancata flessione del ginocchio mentre cammina lo predispone a una precoce artrosi.
  2. il piede subisce gli effetti di un alterato appoggio ed è di comune riscontro anche in questa sede l’artrosi di un’articolazione interfalangea.
  3. La cronicizzazione dell’infiammazione dei tessuti molli predispone alla manifestazione di fenomeni infiammatori e\o degenerativi dei nervi spinali e quindi a tutte le potenziali patologie che ne conseguono.
  4. Nelle femmine fattrici la presenza di importanti formazioni osteofitiche in sede lombare o lombosacrale aumenta il rischio di parti cesarei.

Nei maschi riproduttori può essere inibita la possibilità di accoppiamento.

Artrosi del dito

TERAPIA OMEOPATICA CLASSICA

La ricerca del Rimedio Omeopatico individuale viene fatta attraverso una visita e una conversazione con il Proprietario per riuscire a determinare le caratteristiche comportamentali e fisiche peculiari di quel particolare paziente.

Non esiste un Rimedio omeopatico che annulli magicamente il dolore invalidante della colonna vertebrale soluzione in verità poco credibile, ma il Rimedio viene diagnosticato e scelto tra i 3.000 disponibili.

La nostra organizzazione del lavoro prevede l’invio di un questionario da rinviarci compilato e da noi rielaborato prima della visita.

Questo ci aiuta ad inquadrare:

  1. Un’anamnesi accurata comprensiva della raccolta di tutti gli esami: Radiografie, Risonanza magnetica, Tac, visita ortopedica, neurologica, etc.
  2. la sintomatologia particolare del paziente. Per esempio le modalità di aggravamento e\o di miglioramento del dolore.
  3. Come si rialza dalla posizione prona, inizia il movimento, cammina, per quanto può farlo prima che si evidenzi un dolore invalidante, la sua soglia del dolore, etc.
  4. Verificare la possibilità di una casualità all’esordio della patologia traumatica o non.
  5. l’ambiente in cui il paziente vive e le sue abitudini.
  6. le sue caratteristiche comportamentali in relazione: al nucleo famigliare, al comportamento con proprietari, persone ed altri animali. Eventuali alterazioni avvenute in seguito alla malattia, etc.

Ipotesi di un meccanismo d’azione della terapia omeopatica

Ho curato con successo diverse centinaia di casi di spondilosi vertebrale ed è spontaneo domandarsi quale effetto ha sull’organismo malato il Rimedio Omeopatico. Stiamo parlando di un Rimedio che non contiene la sostanza di origine ma soltanto la frequenza elettromagnetica corrispondente. Come può agire risolvendo la sintomatologia dolorosa a livello della colonna vertebrale lombare e come può aiutare a ristabilire un’andatura normale?

Come sempre ci viene in soccorso la fisica perché purtroppo secondo i parametri della Biochimica tutto questo non ha nessun senso. L’assenza di molecole della sostanza iniziale non giustificano nessun effetto terapeutico così che non può che essere autosuggestione…

Ci viene in soccorso la Medicina Tradizionale cinese: il meridiano della vescica (al quale non necessariamente corrisponde l’organo considerato come tale dalla nostra medicina occidentale) è uno dei canali principali dove scorre l’energia di un mammifero. Consideriamo il becco di spondilosi come un

cavallo di frisia“ che blocca lo scorrimento dell’energia nel meridiano della vescica. L’effetto del Rimedio Omeopatico corretto è di sbloccare il rallentamento e di permettere all’energia di fluire. L’effetto clinico riscontrabile è la scomparsa della sintomatologia dolorosa comunemente riscontrabile nella muscolatura paravertebrale lombare e della infiammazione dei nervi emergenti dal tratto di midollo spinale corrispondente. L’assenza di dolore permette il ripristino di un’andatura normale così che il nostro cane ritornerà alle sue abitudini di tutti i giorni senza rinunciare a nulla.

Come avviene in altre patologie possiamo concludere che l’energia vitale del paziente, stimolata dal Rimedio Omeopatico, permette l’instaurarsi di un nuovo, insperato e stabile equilibrio, che ristabilisce la funzione perduta.

Pubblicazioni e Relazioni sulla Terapia Omeopatica
della Spondilosi Vertebrale

Maggio 2001

mi diplomai dopo avere seguito un corso triennale alla Scuola Superiore Internazionale Di Omeopatia Veterinaria di Cortona con una tesi dal titolo: “Terapia Omeopatica nei cani affetti da grave spondilosi vertebrale.“

L’importanza dell’argomento trattato, la frequenza di insorgenza della patologia e la facilità di attuazione della terapia crearono curiosità e simpatia intorno a questo lavoro.

Mi colpì moltissimo la difficoltà incontrata a raccogliere il materiale per l’inquadramento della patologia sia in Università che nella sede delle principali associazioni di Veterinari che si dedicano agli animali da compagnia. Nonostante la patologia fosse diffusissima era poco studiata in quanto considerata poco curabile: dopo un iniziale miglioramento in seguito alla somministrazione del farmaco anti infiammatorio il cane regredisce sempre alla condizione iniziale. La terapia chirurgica è talmente invasiva che non viene nemmeno presa in considerazione.

Ottobre 2001

fui invitato al III° Congresso Nazionale Fiamo, il Congresso dell’Omeopatia Unicista in Italia, a tenere una relazione dal titolo: “Terapia Omeopatica nei cani affetti da grave spondilosi vertebrale“. Fu estremamente soddisfacente riscontrare l’entusiasmo e la partecipazione dei Colleghi Medici presenti in sala: la terapia era perfettamente ripetibile nell’Uomo.

Aprile 2002

Università degli studi di Bari, Facoltà di Medicina Veterinaria. La Dott.ssa Elisabetta Carbone si laurea con una Tesi con titolo “Terapia omeopatica negli animali domestici: discussione di alcune applicazioni pratiche”. L’esposizione comprendeva un caso di cane affetto da spondilosi vertebrale che fu curato con successo nel mio Ambulatorio e che riprese l’attività agonistica ottenendo importanti risultati nonostante fosse stato consigliato l’abbattimento. La Commissione, pur dichiarandosi digiuna di informazioni riguardo all’omeopatia, ne fu piacevolmente sorpresa.

 

Maggio 2002

venni invitato al 44° Congresso Scivac  nella sezione dedicata alle Medicine Non Convenzionali a tenere una relazione su : “ Terapia Omeopatica su cani affetti da spondilosi vertebrale : 4 casi documentati in video. “. I casi sempre documentati in video furono molto apprezzanti dai Colleghi presenti in sala.

 

Febbraio 2003

venni invitato al Centro di Omeopatia di Milano a tenere un Seminario su “Spondilosi vertebrale e deficit neurologici del cane.“ Accreditato con 7 crediti ECM.

                 Ci furono molte più richieste di adesione di quanto ci aspettassimo e purtroppo fummo costretti a rifiutare l’iscrizione a tanti Colleghi. I casi clinici esposti erano corredati di radiografie, referti di visite e video che ne documentavano l’andatura prima e dopo la terapia omeopatica. Il risultato era talmente evidente che non lasciava dubbi. L’esame radiografico ripetuto nel corso degli anni poteva mantenersi tale o peggiorare ma il paziente aveva ottenuto rapidamente e mantenuto definitivamente un miglioramento lampante dell’andatura.

 

Maggio 2003

a Ferrara fui invitato, in occasione di un corso di aggiornamento organizzato per i Colleghi dalla Centrale di Lettura delle malattie scheletriche del Cane sulla terapia della spondilosi vertebrale. La relazione, corredata di radiografie e filmati che ne documentavano l’evoluzione, suscitò nei presenti molto interesse e parecchi mi confermarono che i risultati erano evidenti e che i pazienti non manifestavano più dolore e recuperavano una buona capacità di deambulazione nella stragrande maggioranza dei casi.

 

Gennaio 2005

fui invitato all’Università di L’Aquila presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia a tenere una lezione come docente di materia medica veterinaria al  “Corso di perfezionamento in Medicina Omeopatica.“ I casi esposti di cani affetti da grave spondilosi vertebrale fecero molto effetto suscitando un profondo interesse nei medici presenti: questa terapie sono perfettamente applicabili nell’Uomo.

 

Gennaio 2006

la Protezione Civile di Brescia mi propose di tenere conferenze ai cinofili sulle possibili applicazioni terapeutiche della medicina omeopatica. I partecipanti furono interessatissimi e coinvolti nella diffusione di queste informazioni ad amici e ai Colleghi Veterinari.

 

Maggio 2007 a Cremona nella sede dello Scivac nella Sezione dedicata alle Medicine non convenzionali fui invitato a tenere la relazione: “Spondilosi vertebrale del cane, studio retrospettivo su oltre 300 casi “I Colleghi presenti furono molto interessati all’evoluzione del mio approccio nella terapia di queste patologie.

 

Aprile 2009 a Trieste in occasione della giornata mondiale dell’Omeopatia in un Convegno organizzato da Fiamo e AMeC proiettai casi clinici di cani affetti da invalidanti patologie ortopediche, tra le quali la spondilosi vertebrale. Nel pubblico in sala i proprietari di molti miei pazienti confermarono quanto affermavo. In questa sede sottolineai quanto fosse limitante la definizione di medicine complementari: i miei pazienti non avevano assunto altro! L’Omeopatia è una terapia esclusiva: è assurdo accettare di essere confinati in un ghetto!

 

Aprile 2009 vengo invitato dalla Federazione Regionale degli Ordini Veterinari delle Provincie di Milano, Como, Lecco e Varese a tenere una relazione su: “Omeopatia Veterinaria negli animali d’affezione nella pratica ambulatoriale. Casi clinici in video.” Grande interesse suscitò la parte relativa all’inquadramento e alla terapia della spondilosi vertebrale.

 

Primavera 2009  sul n°9 del Granulo, una pubblicazione della Fiamo destinata ai pazienti omeopatici, pubblico un articolo “Spondilite e spondilosi nei cani“ dove descrivo il risultato della somministrazione della terapia omeopatica in due cani affetti da queste patologie.

 

Maggio 2009 sono stato invitato dalla Fiamo in occasione del Convegno Nazionale a Orvieto a tenere una relazione dal titolo: “ Pragmatismo Veterinario. La terapia omeopatica esclusiva e risolutiva di patologie croniche invalidanti: alternativa reale alla chirurgia e alla farmacologia. Casi clinici in video “. Tra gli altri mostrai un caso di gravissima spondilosi vertebrale di un gatto anziano completamente risolta con la somministrazione del Rimedio Omeopatico.

 

Luglio 2009 viene pubblicato il Medico Omepata n°41, la Rivista trimestrale dell’Omeopatia Unicista in Italia,  un mio articolo dal titolo “ Argentum Phosphoricum : uso terapeutico negli animali domestici e caratteristiche generali. Uno dei tre casi pubblicati tratta del risultato della prescrizione risolutiva di questo rimedio ad un gatto anziano affetto da una gravissima spondilosi invalidante.“