Malattie autoimmuni

GRANULOMA EOSINOFILICO

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Il complesso del granuloma eosinofilico, comunemente non associato ad una malattia propriamente detta, rappresenta invece un insieme di lesioni cutanee di frequente riscontro nel gatto. Le lesioni, che vengono considerate come possibili manifestazioni reattive su base allergica, sono classificate in tre differenti gruppi di affezioni cutanee, l’ulcera indolente, la placca eosinofilia ed il granuloma lineare.

L’ E.C.G. (Eosinophilic Granuloma Complex), attualmente rinominato complesso delle malattie eosinofiliche feline a causa della variabilità delle manifestazioni cliniche, è una sindrome ancora non del tutto conosciuta che, per tale motivo, rappresenta un grande problema dermatologico del gatto dove spesso l’approccio terapeutico è fallimentare.

Il modo in cui risponde l’organismo agli agenti stressanti esterni (pollini, saliva delle pulci, punture d’insetti) ed interni (parassiti, farmaci, antiparassitari, alimenti ingeriti) viene esacerbato da una reazione di ipersensibilità agli allergeni.

I mastociti, stimolati dall’interazione con l’allergene, rilasciano i mediatori dell’infiammazione con conseguente richiamo di eosinofili che a loro volta ipereattivi producono sostanze istolesive; tali sostanze quando si accumulano diventano responsabili della degenerazione del collagene e del forte prurito.

I fattori causativi più frequenti sono l’allergia alle pulci, alle punture d’insetto, ai pollini, alla polvere, le allergie e le intolleranze di natura alimentare ma anche lo stress, i problemi psicologici e/o comportamentali, le infezioni batteriche e virali, come il virus della Leucemia felina (FeLV), quali concause che influenzano negativamente la funzionalità del sistema immunitario. Le malattie eosinofiliche riconoscono anche una predisposizione genetica in soggetti atopici e/o allergici o possono essere di natura idiopatica.

Sintomi e Classificazione delle Lesioni

Sintomi clinici:

La sintomatologia clinica è caratterizzata da tutta una serie di lesioni infiammatorie a carico della cute, delle mucose e delle giunzioni mucocutanee che possono interessare più distretti dell’organismo.

Le forme più comuni sono l’ulcera indolente, la placca eosinofilia ed il granuloma lineare; tuttavia posso essere presenti anche lesioni meno caratteristiche.

Nelle forme atipiche, il più delle volte conseguenti a punture d’insetto che scatenano la reazione di ipersensibilità, si possono formare eritemi, papule e croste al livello del naso e del padiglione auricolare o noduli che si localizzano generalmente in testa, nella regione del collo ed al livello mandibolare.

 

Classificazione delle lesioni:

1.Ulcera indolente

L’ulcera indolente, detta anche del roditore o eosinofilica, è una lesione che normalmente non risulta essere ne dolente ne pruriginosa. Situata sul labbro superiore sia monolateralmente che bilateralmente, all’altezza dei canini, può raggiungere anche il naso. L’aspetto macroscopico evidenzia un’ulcera di forma ovoidale che va dal rosso vivo fino a raggiungere colorazioni molto più scure con ispessimento delle zone circostanti la lesione. L’ulcera indolente può presentarsi da sola o in associazione alle altre lesioni caratteristiche del complesso delle malattie eosinofiliche, può non necessitare di alcun trattamento come invece evolvere in forme tumorali maligne. Quando l’ulcera interessa anche il palato duro l’azione della lingua può causare emorragia dalla lesione con conseguente ingestione di sangue.

Se l’infiammazione eosinofilica interessa tutto il cavo orale si parla di stomatite eosinofilica caratterizzata da ulcere, rossore ed ispessimento delle commessure labiali, della gola, delle gengive, del palato molle e duro, delle archi glosso-palatini; il soggetto sente dolore, è inappetente, può presentare malocclusione, disfagia ed alitosi.

2.Placca eosinofilica

Localizzata al livello addominale, inguinale, medialmente alle cosce, negli spazi interdigitali e nella regione del collo, è caratterizzata da zone di alopecia ulcerate e rilevate. Le lesioni, estremamente pruriginose e spesso aggravate dal continuo leccamento/grattamento, possono confluire tra loro formando delle placche, terreno per infezioni secondarie batteriche e micotiche. Macroscopicamente la lesione appare come un’area trasudante liquido, in rilievo e ben circoscritta; il prurito intenso può causare il grattamento fino a carne viva.

3.Granuloma lineare eosinofilico collagenolitico

Lesione granulomatosa rosso/giallastra, ispessita, alopecica e di aspetto lineare, localizzata prevalentemente al treno posteriore, fianchi e cosce; può essere fortemente pruriginosa o può non arrecare nessun fastidio al gatto. I granulomi lineari all’aspetto macroscopico possono presentarsi come zone in rilievo sulla pelle o confluire compattandosi in forma più o meno nodulare a corona di rosario.  Il granuloma collagenolitico può presentarsi in forma nodulare anche al livello faringeo o nel cavo orale in associazione con l’ulcera indolente o presentarsi in forma localizzata come tumefazione edematosa del mento.

Aspetto macroscopico delle lesioni

All’esame bioptico le lesioni, se pur di aspetto macroscopico variabile, presentano costantemente, ad eccezione dell’ulcera indolente,  infiltrato infiammatorio a prevalenza eosinofilica e mastocitaria.

L’accumulo focale di eosinofili al livello cutaneo può manifestarsi clinicamente con la formazione di tutta una serie di papule e croste di piccole dimensioni che rappresentano una particolare reazione cutanea caratteristica del gatto, alla base di differenti patologie, chiamata dermatite miliare felina. La presenza di queste lesioni cutanee è visibile su tutto il corpo con particolare predilezione per la zona del collo e del tronco. Le cause anche in questo caso sono molteplici tra cui l’ipersensibilità al morso delle pulci, ad alcuni parassiti intestinali, le allergie alimentari, le dermatofitosi, gli squilibri nutrizionali e le forme idiopatiche o atopiche.

Attualmente la cheratite eosinofilica, inclusa nel complesso delle malattie eosinofiliche del gatto in quanto la lesione corneale presenta alla citologia il caratteristico infiltrato a prevalenza eosinofilica, anche se considerata una reazione di ipersensibilità viene preferibilmente inquadrata con il termine più completo di cheratocongiuntivite proliferativa. L’eziologia rimane ancora poco conosciuta ma sembra accertata la natura immunomediata in associazione con l’Herpesvirus felino di tipo I (FHV-1).

Diagnosi

Anamnesi, esame clinico, analisi di laboratorio (tra cui test allergici per evidenziare allergeni ambientali o di natura alimentare) e visita dermatologica sono fondamentali per un’accurata diagnosi differenziale.

Molte lesioni possono essere simili a quelle del complesso delle malattie eosinofiliche tra cui ad esempio tumori, dermatiti da contatto, dermatite allergica da pulci (dove l’infiltrato infiammatorio caratteristico è ricco di granulociti basofili), lesioni da FeLV e FIV, rogna, lesioni fungine, granulomi parassitari, stomatiti e malattie autoimmuni.

L’osservazione microscopica del campione bioptico che mette in evidenza la presenza di granulociti eosinofili e mastociti in numero maggiore rispetto ad altri elementi cellulari permette la formulazione di una diagnosi di certezza in associazione alla valutazione dei sintomi clinici.

Terapia Allopatica

Il complesso della malattie eosinofiliche poiché caratterizzato da molteplici manifestazioni sintomatologiche e da una grande variabilità anche numerica delle possibili cause non presenta un protocollo standard o un’unica cura.

La terapia tradizionale è sintomatica e si avvale dell’utilizzo di cortisonici, immunosoppressori, antistaminici, antimicotici ed antibiotici; si può ricorrere anche all’intervento chirurgico (laser e crioterapia) dove il pericolo di recidive è elevato poiché non si va ad eliminare la causa della lesione.

da galileonet.it

La terapia eziologica, rivolta ad eliminare la causa, dipende strettamente dalla diagnosi e può essere effettuata attraverso il controllo della dieta nei gatti con allergia alimentare (diete ipoallergeniche o ad esclusione), attraverso l’utilizzo di antiparassitari per via orale o topica nei gatti con allergia da pulci o ipersensibilità ad altri parassiti sia interni che esterni, attraverso il controllo di allergeni ambientali ed attraverso qualsiasi trattamento volto ad eliminare la possibile causa sottostante.

Spesso la terapia sintomatica è una scelta obbligatoria per le forme idiopatiche o dove risulta difficoltoso evidenziare un singolo fattore causativo e nelle forme caratterizzate da una predisposizione genetica; in questi casi il farmaco d’elezione è il cortisone per il controllo dell’infiammazione e del prurito seguito da farmaci immunosoppressori come la ciclosporina.

da daily.wired.it

L’ulcera indolente se non associata ad altre lesioni del complesso delle malattie eosinofiliche può regredire autonomamente con l’avanzare dell’età del soggetto o migliorare a seguito del controllo antiparassitario atto ad eliminare la presenza di eventuali pulci quali fattori scatenanti la reazione di ipersensibilità. In alcuni casi è invece necessario il trattamento farmacologico con antibiotici e nei casi più gravi e/o più resistenti è previsto l’utilizzo di cortisonici, immunosoppressori, interferone e terapie ormonali.

La placca eosinofilica viene trattata al livello farmacologico con l’utilizzo di cortisonici dopo aver eliminato o controllato le cause scatenanti la sottostante reazione di ipersensibilità. Il trattamento cortisonico ha scopo palliativo in quanto mira alla guarigione delle lesioni nel caso risultasse difficile o impossibile riconoscere le concause responsabili dell’ipersensibilità.

Il trattamento del granuloma collagenolitico si avvale sempre dell’utilizzo di corticosteroidi; gli effetti sembrano essere maggiormente visibili per le forme localizzate al mento ed al faringe mentre risulta scarso il controllo nelle altre manifestazioni.

Infine per il trattamento della cheratite eosinofilica in prima istanza si utilizzano cortisonici a cui seguono, in caso di insuccesso terapeutico, trattamenti ormonali ed applicazioni topiche di ciclosporina.

Effetti Collaterali della Terapia Allopatica

Gli effetti a lungo termine della terapia cortisonica non sono da sottovalutare perché anche se il gatto è notoriamente più resistente del cane (non manifestando la sindrome di Cushing su base iatrogena) possono insorgere, come effetti secondari della terapia, un abbassamento delle difese immunitarie, iperglicemia, ulcere gastrointestinali ed ipertensione.

Alcuni studi hanno dimostrato l’efficacia di preparati farmacologici indirizzati al controllo specifico della degranulazione dei mastociti al fine di ridurre la produzione di sostanze biologicamente attive mediatrici dell’infiammazione e responsabili del prurito, della trasmissione degli impulsi dolorifici e del richiamo massivo dei granulociti eosinofili.

Per evitare l’utilizzo a lungo termine di farmaci notoriamente corredati da numerosi effetti collaterali si consiglia un accurato controllo degli eventuali allergeni ambientali (compreso l’allontanamento di possibili parassiti), il controllo del regime dietetico e l’utilizzo supplementare di preparati a base di acidi grassi.

Terapia omeopatica classica

La ricerca del Rimedio Omeopatico individuale viene fatta attraverso una visita e una conversazione con il Proprietario per riuscire a determinare le caratteristiche comportamentali e fisiche peculiari di quel particolare paziente.

Non esiste un Rimedio omeopatico che guarisca la cute o faccia sparire il prurito a tutti, soluzione in verità poco credibile, ma il Rimedio viene diagnosticato e scelto tra i 3.000 disponibili.

La nostra organizzazione del lavoro prevede l’invio di un questionario da rinviarci

compilato e da noi rielaborato prima della visita.

Questo ci aiuta ad inquadrare:

  1. Un’anamnesi accurata comprensiva di tutti gli esami, diagnosi e terapie fino a quel momento.
  2. la sintomatologia particolare del paziente. Per esempio le modalità di aggravamento e miglioramento del prurito, la sua sensibilità rispetto ad eventuali allergeni, etc.
  3. Verificare la possibilità di una casualità all’esordio della patologia.
  4. l’ambiente in cui il paziente vive e le sue abitudini.
  5. le sue caratteristiche comportamentali in relazione: al nucleo famigliare, al comportamento con proprietari, persone ed altri animali. Eventuali alterazioni avvenute in seguito alla malattia, etc.