Filosofia omeopatica

Scoperta e principi dell’Omeopatia

«Una malattia è causata da cose simili e cose simili possono curare un uomo ammalato, es. la stessa causa arreca la stranguria, quando non è presente, e va via con essa, quando c’è. La tosse, come la stranguria, è causata e può scomparire mediante gli stessi mezzi. Il vomito è fermato da ciò che causa il vomito». Hippocrate 460-377 a.C.

L’Omeopatia è stata fondata da S. Hahnemann (1755-1843) medico tedesco della Sassonia laureato in Medicina nel 1779 si distinse oltre che per la sua opera di medico fra i più brillanti della sua epoca, anche per un’ apprezzabile opera nel campo della chimica. A misura che accresceva le sue conoscenze e la sua esperienza, Egli si dimostrava sempre più disgustato dalla pratica medica corrente che consisteva soprattutto in abbondanti salassi e forti purganti, oltre ed ignobili miscugli di droghe medicinali in dosi massicce.

Dopo alcuni anni di simili esperienze con questa pratica medica, Hahnemann arriva alla conclusione che la terapia od il ritorno allo stato di salute, in queste condizioni, era per lo meno problematico e quindi cessa completamente di esercitare la medicina. Negli anni seguenti, molto difficili per lui e per la sua famiglia, per guadagnarsi da vivere, si mette a tradurre testi di chimica e di medicina. Nel 1790, mentre stava traducendo dall’inglese al tedesco la Materia Medica del Cullen, s’imbatte in evidenti contraddizioni dell’ Autore sulla spiegazione dell’azione della Cincona (China) nella cura della malaria.

Durante le sue esperienze mediche, essendo a quel tempo molto in voga i medici cosiddetti «ambulanti» che per lavoro e per richiesta «su chiara fama» si spostavano facilmente da una regione all’altra, Egli si trovò a soggiornare per qualche tempo in regioni paludose dell’Ungheria, zone in cui imperava la malaria e ne fu affetto anch’egli. Quindi aveva un’esperienza diretta ed approfondita sulla malattia e sulla terapia.

Per chiarire le contraddizioni trovate sul testo del Cullen, decide di esperimentare per primo su se stesso gli effetti della China. Ne ingerisce una generosa dose due volte al giorno, per alcuni giorni. Sulla Materia Medica pura, Egli descrive esattamente i sintomi causati dalla droga, i quali coincidono, o quasi, coi sintomi della febbre malarica. Da sottolineare che quando Hahnemann cessa di prendere la droga anche i sintomi scompaiono, e quando egli ritorna a riprovare l’esperimento, i sintomi ricompaiono.

Logica e precisa deduzione che doveva trattarsi di effetti puri e genuini legati «all’azione della droga sull’organismo. Ciò che cura la malattia produce sintomi simili a quelli della malaria.»

I detrattori di Hahnemann hanno gettato discredito su questo esperimento iniziale del fondatore dell’ Omeopatia, provando scientificamente che la China non possiede un vero potere di causare nello stato di salute la febbre come quella descritta dal Nostro, e che l’azione nella cura della malaria non era sul corpo del paziente ma bensì direttamente sui microrganismi causa eziologica della malaria. Numerosi ed approfonditi esperimenti sono stati fatti nel corso degli anni e si è visto che la maggioranza di essi davano gli stessi risultati del primo esperimento di Hahnemann su se stesso. Inoltre si è stabilito, rigorosamente e scientificamente, che tutti i medicamenti possiedono un effetto individuale e caratteristico sul corpo.

Per sei anni Hahnemann continua i suoi esperimenti e le sue applicazioni pratiche, quindi nel 1810 pubblica la prima edizione dell’«Organon della Medicina razionale», nel quale disserta sulla teoria del suo metodo, dà dettagliate spiegazioni per l’esame del paziente, esperimenti su farmaci e per la selezione dei rimedi in accordo coi principi omeopatici.

Da notare che dell’ «Organon» Egli curò ben sei edizioni, pertanto col passare degli anni si nota un’evoluzione nel pensiero del Maestro; la sua conoscenza più approfondita sull’azione pura delle droghe; il trattamento delle malattie, le aggiunte e gli emendamenti ad ogni successiva edizione dell’Opera, fino all’ultima edizione, denotano una continua e costante tendenza a rivedere, correggere e provare. Ma la struttura fondamentale dell’ «Organon» è rimasta la stessa iniziale, rimane anche oggi e rimarrà per i posteri.

I sette principi fondamentali dell’Omeopatia

1) La Legge della similitudine o di analogia

2) Il Principio del rimedio unico

3) Il Principio della dose minima

4) La Legge della direzione della terapia (Legge di Hering)

5) Il Principio della soppressione (inibizione patologica)

6) La Teoria delle malattie croniche

7) Il Principio del monismo (vitalismo).

La corretta applicazione di questi principi è una vera arte per il medico ma occorre aggiungere una accurata conoscenza ed esame del paziente, la minuziosa e fedele osservazione dello stesso e delle manifestazioni (sintomi) della sua malattia.

Abbiamo parlato della Legge della Similitudine e dobbiamo discutere ora della seconda e terza Legge: il rimedio unico e la dose minima.

Mentre la Legge della Similitudine deve sempre essere applicata, Hahnemann stabilisce: «il tempo della perfetta conoscenza dei farmaci e della perfetta arte della salute, verrà quando i medici affideranno la cura completa di un caso di malattia ad un unico farmaco (sostanza medicinale) quando cioè verranno adoperate sostanze medicinali singole, i cui effetti positivi sono già stati accertati (sintomi puri sull’uomo sano), ed i quali presentano nella loro sperimentazione, gruppi di sintomi molto simili a quelli presentati dal caso della malattia in esame…»

E più avanti «in alcun caso di cura è necessario (e per questa ragione soltanto non è concepibile) l’uso di più che una semplice sostanza medicinale alla volta. In omeopatia, la sola fedele, semplice e razionale scienza della salute, è assolutamente non concesso dare ad un paziente nello stesso tempo due differenti sostanze medicinali»…

La necessità della terza Legge della Medicina omeopatica, deriva da precise osservazioni di Hahnemann, secondo cui quando si prescriveva il rimedio simile nei dosaggi di quel tempo, inizialmente si notava un aggravamento della malattia. Da questo Egli dedusse che le dosi prescritte per quei tempi erano troppo forti, ed iniziò a diluire i rimedi secondo linee strettamente matematiche. Con questo metodo egli stabili che non solo non si osservava aggravamento da medicinale, ma che l’attività delle sostanze così trattate aumentava.

Da queste osservazioni egli osservò che la riduzione matematica (diluizione + succussione = potentizzazione del farmaco) dell’insieme dei vari farmaci segna un nuovo passo nei rapporti con malati e malattie.

il metodo della riduzione della dose sarà trattato più avanti con maggiori dettagli. Si deve sottolineare che Hahnemann applica questo metodo nel trattamento di tutti i soggetti ammalati ed invariabilmente stabilisce che si possono curare malattie anche quando gli altri metodi falliscono.

  1. Si consiglia di rileggere accuratamente i cap. I e Il di «Omeopatia: I principi e l’arte del curare» di H. A. Roberts (ediz. Mediterranea Roma) ed inoltre le prime 5 Lezioni delle «Lezioni di Omeopatia» di J. T. Kent (ediz. Edium Mi).