SINDROME DELLA CAUDA EQUINA

Introduzione

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Tavole anatomiche del Pastore Tedesco da Allevamento di Fossombrone.

https://www.difossombrone.it/main31%20tav%20P.htm

Introduzione

In realtà il termine scientifico che identifica correttamente questa sindrome prende il nome di Stenosi degenerativa lombosacrale o SDL. Non è altro che una compressione può essere congenita o acquisita che coinvolge la pervietà del canale vertebrale in corrispondenza delle vertebre lombo-sacrali (L7-S1) e determina un deficit funzionale a carico di quelle radici nervose deputate alla innervazione delle zampe posteriori del cane. Vedremo che molte sono le patologie che concorrono a determinare questa compressione e cercheremo di spiegare quali siano le strutture anatomiche direttamente coinvolte, le possibili cause e soprattutto le conseguenze cliniche.

Sono più a rischio alcune razze anche se spesso il problema può presentarsi anche in meticci o comunque in cani a partire dai 5-6 anni di vita che possono manifestare i primi disturbi. Vedremo come e quali saranno le diverse componenti che contribuiscono alla insorgenza del quadro sintomatologico.

Localizzazione della sindrome

La dizione lombosacrale chiarisce come la sindrome sia localizzata lungo il decorso della colonna vertebrale in corrispondenza dell’ultima vertebra lombare (L7) e la prima sacrale (S1).

Foto n°1: colonna vertebrale lombare con diversi ponti ossei di spondilosi vertebrale. Osservate con attenzione il ponte L7-S1 alla vostra destra.

Anatomia della regione lombo sacrale

Da segnalare che nel cane le vertebre lombari sono in numero di 7, 

mentre nell’uomo sono 5, le vertebre sacrali sono 3 e risultano saldate fra loro mentre nell’uomo sono in numero di 5 e che le coccigee vanno da 1 a 22 a seconda della razza, nell’uomo sono 4 e saldate fra loro.

Chiave di comprensione della patogenesi

cliccate su: Bilancere Cefalo-rachidiano vi chiarirete bene questa parte.

Al fine di comprendere meglio la patogenesi è da premettere che gli arti posteriori fungono da vere e proprie leve mentre il fulcro è rappresentato dalla articolazione vertebrale lombo sacrale che come tale rappresenta il cardine tra la componente assiale dello scheletro e quello appendicolare e pertanto soggetta a stress biomeccanici di notevole entità.

In essa si vengono ad esercitare forze di trazione, di compressione, di estensione, che rendono questa articolazione particolarmente predisposta a patologie infiammatorie, degenerative, vascolari o traumatiche.

Oltre a queste componenti strutturali ossee rappresentati dai corpi vertebrali esistono ulteriori componenti che concorrono alla composizione anatomico-funzionale a partire dai dischi intervertebrali che fungono da cuscinetti ammortizzatori fino alla componente legamentosa che ha la finzione di tenere fra loro ancorate queste porzioni tra loro.

Tavole anatomiche del Pastore Tedesco da Allevamento di Fossombrone.

https://www.difossombrone.it/main31%20tav%20P.htm 

Inoltre dal midollo spinale escono le radici nervose periferiche attraverso i rispettivi fori intervertebrali (chiamati “foramen”) come sottili fili elettrici destinati ad innervare le strutture muscolari degli arti posteriori e non solo.

Questa innervazione rende possibile non soltanto la capacità di movimento degli arti stessi, ma consente anche la percezione del dolore, del caldo, del freddo e quindi permette di rilevare o di percepire sensazioni, in altre parole presiedono a quella che prende il nome di componente sensitiva o propriocettiva (zona anatomica interessata: vulva, scroto, perineo).

Inoltre questa innervazione periferica raggiunge la porzione anatomica perineale contribuendo al controllo funzionale dello sfintere anale e di quello vescicale.

Non da ultimo la innervazione sensitiva e motoria della coda.

Questo fa comprendere come la zona lombo sacrale rappresenti una sorta di crocevia attraversata da stimoli motori e sensitivi che sono alla base di una innumerevole serie di funzioni che permettono al cane di potersi muovere, di camminare, di alzarsi, di correre, di saltare, di giocare e così via.

Disegno n°2: L’ernia perineale nel cane, Dipartimento di scienze Cliniche Veterinarie, Sezione di Clinica Chirurgica Università degli studi di Napoli Federico II.

http://www.farminachannel.com/stampa_articolo.php?articolo=811

Fasci nervosi della cauda equina

  1. nervo sciatico: questo origina dalle radici L6-L7 e S1 e provvede alla innervazione motoria della coscia, quindi anca e ginocchio raccogliendo a sua volta anche gli stimoli sensoriali provenienti dalle porzioni distali della zampa posteriore con esclusione della faccia mediale, si divide in ulteriori due rami terminali:

1.1. nervo tibiale

1.2. nervo peroneo comune

1.3. nervo peroneo lungo

1.4. nervo estensore delle dita

in linea generale il complesso dei suddetti nervi permette la innervazione sensitiva di tutto l’arto posteriore sotto il ginocchio in linea generale.

  • Nervo pudendo: che origina dalle radici S1-S2-S3 che provvede alla innervazione motoria delle regioni perineali, dello sfintere anale esterno, prepuzio, scroto e vulva.
  • Nervo pelvico: che origina da S1-S2 e consente la innervazione motoria per la muscolatura liscia di vescica e retto.
  • Nervi caudali: che originano dalle radici caudali che sono coinvolte nella innervazione motoria e sensitiva della coda.

Patogenesi

La sindrome è provocata da una compressione o stenosi della cauda equina con conseguente disfunzione funzionale coinvolgendo sia la componente più propriamente neurologica sia quella vascolare.

Ma questa compressione può avvenire a diversi livelli e soprattutto può essere determinata da patologie che coinvolgono differenti distretti anatomici, in sintesi può essere determinato da:

  • Protusione del disco intervertebrale in sede di L7-S1

Anomalie del disco intervertebrale: ernie nucleo polposo

L’origine del disturbo può nascere da un problema a carico del disco intervertebrale che svolge una sua specifica funzione. In funzione del tipo di lesione che qui sarà possibile riscontrare si distingue:

Anatomia del disco intervertebrale (a- anello fibroso; b-nucleo polposo) e progressiva  protrusione del nucleo. 

Anatomia del disco intervertebrale (a- anello fibroso; b-nucleo polposo) e progressiva  protrusione del nucleo.

  1. ernia del disco tipo 1 delle razze condrodistrofiche (es: Boxer, Bassotti, Pechinesi, Barboncini, Ishaapso, Beagle, Shih-tzu ecc.. colpisce circa il 2% della popolazione canina) e si presenta quale una metaplasia cartilaginea del nucleo del disco vertebrale che perde la sua consistenza e diventa fragile favorendo il passaggio del materiale discale nel canale rachideo in modo da comprimere il midollo provocando una sintomatologia acuta, a rapida insorgenza, per il dolore provocato dalla protusione o estrusione del disco.

2)    ernia del disco tipo 2 di Hensen = tipica delle razze non condrodistrofiche (Pastore tedesco e cani di grande taglia) che si presenta come una metaplasia fibrosa del nucleo che non diventa fragile ma tende a deformarsi andando incontro ad un processo degenerativo progressivo che colpisce l’anello fibroso che perde la sua funzione strutturante e questo determina una lenta e graduale spostamento del disco provocando compressione midollare che insorge in modo più lento.

3) iperplasia o ipertrofia del legamento arcuato (flavo e longitudinale esterno):

la compressione viene determinata da una anomalia a carico del legamento esterno che provvede a tenere legate le vertebre le une alle altre, pertanto questo provoca un eccessivo ravvicinamento dei capi vertebrali tra loro in modo patologico.

4) neoformazioni a carico dei forami (fori di uscita delle radici nervose)

In questa circostanza la proliferazione di queste neoformazioni ossee avviene nei punti di uscita delle radici nervose stesse provocando una compressione in questi sedi.

5) patologie degenerative o artrosiche

Talvolta il processo degenerativo può determinare una osteocondrosi del sacro o della ultima vertebra lombare che tendono a perdere la loro naturale conformazione anatomica, per cui c’è un tentativo di saldatura da parte dell’organismo in questa sede delle componenti strutturali vertebrali, si parla di sacralizzazione di L7 o della lombarizzazione di S1.

6) traumi, spostamenti, malformazioni o neoplasie

Ogni trauma che possa determinare una sub lussazione o lussazione dei corpi vertebrali provocherà inevitabilmente una compressione delle componenti neurologiche ed anche vascolari della cauda equina. Analogamente forme tumorali primarie o secondarie quali metastasi di adenocarcinoma prostatico o tumori delle ghiandole perianali del cane possono determinare una alterazione assiale delle vertebre lungo il profilo longitudinale.

Questo per comprendere come questa sindrome sia in fondo complessa dal momento che la sintomatologia è spesso sovrapponibile ed altrettanto diversa sarà la prognosi.

Una delle cause predisponenti alla patologia della cauda equina può essere determinata o scatenata da una eccessivo utilizzo di questa articolazione che viene ad ammalarsi lentamente producendo una degenerazione artrosica, che rappresenta l’esito di una disfunzione anatomica e strutturale della articolazione stessa che finisce per perdere la sua funzione, un lento processo involutivo che porta ad una ridotta capacità di movimento dell’articolazione lombo sacrale.

Sintomatologia

Da TGVet: sindrome cauda equina del cane.

http://tgvet.blogspot.com/2016/08/sindrome-cauda-equina-nel-cane.html 

E’ inevitabile che il sintomo comune sia rappresentato dalla componente algica, cioè da dolore in sede che tende a provocare una graduale riduzione della capacità motoria fino all’atassia; il movimento diventa più difficoltoso, più rigido e comunque vedremo un cane che tende a procedere più lentamente, fatica a fare le scale soprattutto in salita, ha difficoltà a salire in auto, il passo appare più incerto anche perché il cane tende ad assumere una posizione antalgica di falsa cifosi, cioè manifesta la tendenza ad inarcare la schiena che nel complesso appare irrigidita.

Il proprietario spesso finisce per confondere questa manifestazione paragonandoli a comuni dolori di natura reumatica che spesso tendono a ridursi con il riposo per poi ripresentarsi nuovamente. Quando vengono a consultazione attraverso una anamnesi accurata è possibile risalire ad una insorgenza del problema da diverso tempo.

Spesso si potrà assistere a sintomi altalenanti in relazione al tempo atmosferico o alla temperatura esterna, il problema potrà accentuarsi concomitantemente alla comparsa di tempo umido e piovoso o in presenza di nebbia, contrariamente sembra migliorare nelle giornate calde e soleggiate oppure dopo che il cane è stato in un luogo caldo ed asciutto.

Ogni caso dovrà essere valutato attentamente dal momento che la sintomatologie potrà avere sfumature differenti e non sempre sovrapponibili.

Visita clinica 

è possibile valutare il grado di compromissione attraverso una stimolazione manuale che permette di valutare correttamente la presenza di dolorabilità in sede locale mediante una serie di semplici manovre ortopediche che prevedono:

–    iperestensione della coda (tenere la coda alzata) a cui segue la contemporanea pressione sulla zona lombosacrale sollecitandone l’articolazione corrispondente

 –   pressione manuale sulla zona lombo sacrale che spesso può indurre semplicemente il cane ad emettere un lamento o addirittura lo può stimolare ad assumere rapidamente la posizione seduta

  –  iperestensione singola di ciascuna zampa posteriore accompagnata da contemporanea pressione manuale in sede lombo sacrale

In linea generale mentre l’attività, il movimento in generale possono aggravare la componente dolorifica e quindi accentuare la sintomatologia algica del cane, il riposo tende a migliorare la situazione o per lo meno il cane sembra avere difficoltà solo quando deve iniziare ad alzarsi con il treno posteriore e a compiere il movimento di progressione, in questo caso nella zona lombare si accende il dolore.

Spesso la contemporanea rigidità delle zampe posteriori accompagnata da una l’andatura decisamente meno flessuosa del cane in senso generale sono chiari segnali di forte dolorabilità e di compromissione in sede.

Inoltre un ulteriore segnale più evidente per il proprietario è la riduzione della mobilità della coda che tende a rimanere abbassata, il cane non riesce al alzarla, viene mossa con maggiore difficoltà per cui potremo avere un cane che scodinzola meno.

Mentre nelle forme iniziali prevarrà una componente algica con inevitabile riduzione della capacità motoria ed inevitabile debolezza degli arti posteriori, solitamente viene mantenuta la tonicità delle masse muscolari della coscia che appaiono normali alla palpazione.

Evoluzione dei sintomi

Il disturbo neurologico è in grado di provocare una serie di fenomeni clinici e sintomatologici conseguenti con quadri evolutivi differenti. 

Atrofia masse muscolari: nelle forme più evolute e progressive si potrà assistere ad una maggiore coinvolgimento della componente muscolare con segnali di atrofia mono o bilaterale. E’ inevitabile che i fasci muscolari che ricevono i rami nervosi danneggiati dalla compressione midollare subiranno una ridotta stimolazione e quindi ridurranno la loro capacità di movimento, le fibre muscolari cominceranno a soffrire riducendo il loro volume, pertanto la conformazione di una zampa o di entrambe subiranno ripercussioni in termini volumetrici. A questo si aggiunge una ipofunzionalità della componente muscolare che partecipa alla inevitabilmente e progressiva riduzione della massa stessa, il muscolo della gamba specie nella parte flessoria tende a perdere la sua naturale consistenza e tonicità, sono coinvolte i rami del nervo tibiale e peroneale. 

Deficit propriocettivi: spesso la componente sensitiva periferica a carico della dita o dei polpastrelli può non risentire di questo deficit se non in casi molto avanzati e comunque nel caso in cui la compressione midollare risulti essere di grado maggiore, pertanto non sempre la capacità percettiva può essere coinvolta, spesso il cane percepisce il dolore a carico della zampa e tende a muoverla quando sollecitata. 

Riflesso flessore: la capacità di flettere la zampa può essere ridotta ma non sempre questo movimento risulta compromesso, a seguito di sollecitazione il cane riesce a flettere l’arto agevolmente. Spesso nella sindrome della cauda equina risulta deficitaria la mobilità a carico della zona del ginocchio e del tarso, per cui il problema motorio risulta più evidente nella zona medio distale della zampa che non a carico della zona prossimale dell’arto. Il cane riesce a piegare bene la articolazione coxo-femorale mentre presenta maggiore difficoltà a flettere il ginocchio e soprattutto raccogliere il piede portandolo alla massima flessione possibile ed inevitabilmente anche alla estensione, per cui viene ridotta la mobilità della zona distale della zampa posteriore. Anche il riflesso tibiale, quello patellare non sempre risultano alterati interessati mentre il riflesso perineale può risultare ridotto anche se questo non provoca alcun deficit specifico. Da segnalare che spesso il cane può avvertire formicolii dovuti alla compressione dei rami nervosi e questo può scatenare prurito o per lo meno il cane avrò la tendenza a leccarsi maggiormente alcune regioni posteriori delle zampe o delle cosce come se avvertisse delle piccole scosse. Altre volte è possibile che si possa manifestare una incontinenza urinaria con minzione involontaria soprattutto durante il riposo per coinvolgimento delle strutture neurologiche deputate al controllo degli sfinteri. 

Non da ultimo potranno comparire zoppie più o meno persistenti spesso confuse inizialmente con altri quadri artrosici a carico delle articolazioni femorali e curati come tali con semplici antalgici che però non offrono alcun sostegno. Queste zoppie possono essere la conseguenza di compressioni a carico delle strutture vascolari endocanalari che vascolarizzano i corpi vertebrali i quali vengono compressi provocando un ridotto afflusso ematico alle strutture anatomiche di riferimento, questo potrebbe causare zoppia. 

Fattori predisponenti

E’ chiaro che la possibilità si sviluppare problemi sarà maggiore per quei cani che sono dediti ad una attività sportiva intensa, prolungata e protratta con esclusione di coloro nei quali sia possibile evidenziare una causa congenita della stenosi stessa.

Da tenere presente che la stazione quadrupedale predispone i nostri animali ad una maggiore forza di carico nella giunzione lombo sacrale, anche se il problema può emergere in funzione soprattutto della razza, dell’età, della predisposizione individuale, dell’attività a cui il cane viene destinato

Razza: in linea generale in letteratura vengono segnalati cani di peso medio intorno ai 20 Kg o comunque superiore, difficilmente si osserva in soggetti di peso vivo inferiore. Abbiamo visto come siano maggiormente predisposte razze condrodistrofiche intorno al 5°, 6° anno di età.

Pastori tedeschi (cani pastore in generale), Schnauzer, Siberian Husky, Dobermann, Rottweiler, Boxer, Chow Chow, Lasha Apso, Labrador, Golden Retrievier e così via.

Da sottolineare che questa sindrome si evidenzia anche in meticci o incroci tra queste razze.

Peso vivo: solitamente i cani che presentano un evidente sovrappeso sono predisposti a questa sindrome per una maggiore sollecitazione della articolazione lombo sacrale.

Sollecitazioni meccaniche: da sottolineare che i cani che compiono sforzi prolungati o comunque destinati a correre liberamente tendono ad essere particolarmente più sottoposto al rischio. Abbiamo citato alla intensa importanza della articolazione lombo sacrale in termini di centro e fulcro tra il tronco e il treno posteriore.

Anomalie congenite o progressive: riassunte schematicamente:

  1. artrite degenerativa
  2. stenosi congenita del canale vertebrale
  3. malformazioni dei corpo vertebrali o della vascolarizzazione
  4. ispessimento componenti articolari e vertebrali
  5. lombarizzazione della S1 o sacralizzazione della L7
  6. displasie delle faccette articolari
  7. ipertrofia legamento flavum o interarcuato
  8. ipertrofia della capsula articolare
  9. instabilità lombo sacrale
  10. degenerazione del disco
  11. traumi
  12. alterazioni post-infettive
  13. neoplasie primarie o secondarie

Tutte queste disfunzioni sono causa di una riduzione di quello che è il canale vertebrale che all’interno viene occupato dal midollo e quindi questo schiacciamento provoca una compressione dei fasci nervosi destinati alla innervazioni delle zone periferiche del treno posteriore e non solo come già accennato.

Diagnosi clinica

Abbiamo già visto come da una semplice visita clinica sia possibile formulare un sospetto clinico di sindrome della cauda equina, alcuni esami strumentali potranno confermare il quadro stesso mettendo in evidenza lesioni o alterazioni a carico delle singole strutture anatomiche. Da sottolineare che la maggior parte di suddette tecniche prevedono una sedazione generale del paziente.

Classicamente si procede con un:

  • esame radiologico

In merito esistono due tipi di approcci: a) tecnica standard o diretta

  1. b) tecnica posizionale

radiografia standard:

precede la sedazione generale al fine di rendere possibile il posizionamento del cane lungo il fianco. In linea generale non è sempre possibile evidenziare dalla immagine radiologica un problema specifico in sede per una non ottimale identificazione di tutte le singole componenti anatomiche che concorrono a formare la cauda equina.

E’ possibile mettere in evidenza patologie: discopondilite, stenosi lombosacrale idiopatiche o degenerative, vertebre di transizione, neoplasie ossee, osteocondrosi sacrale, fratture traumatiche o sublussazioni.

In linea generale è accertato che il 56% dei cani con fenomeni degenerativi lombo sacrali e vertebre di transizione presentano un quadro clinico da cauda equina.

Radiografia posizionale:

si procede flettendo ed estendendo la regione lombo sacrale per evidenziare la aperture e la chiusura dell’angolo lombo sacrale e valutare la variazione nel diametro del canale vertebrale.

A questo esame potranno seguire altre indagini strumentali che prevedono la introduzione di un mezzo di contrasto consentendo una migliore evidenziazione

  • mielografia

da molti autori non viene considerata una tecnica efficace dal momento che prevede l’introduzione di un apposito liquido di contrasto non ionico a livello di cisterna magna o lombare (in sede L5- L6). In molti cani questa tecnica non consente la completa visualizzazione della compressione lombo sacrale dal momento che il sacco durale non sempre raggiunge lo spazio articolare lombo sacrale e non si riesce ad individuare e ad oltrepassare lo spazio lombo-sacrale neppure attraverso alcune manovre di iperestensione o di iperflessione. Può rilevare eventuali anomalie a carico di compressioni a carico della L4 ed L5, in ogni caso non premette la visualizzazione di un problema a carico delle vertebre più a valle fino alle sacrali che equivale al 20 % dei casi. In ogni caso la mielografia non permette di identificare con altrettanta certezza eventuali compressioni dorsali e laterali a livello dei foramina, punto di passaggio dei rami nervosi verso l’esterno.

  • Epidurografia

Questa è una tecnica sempre con mezzo di contrasto in sede S3-C1 oppure L7-S1 seguita da radiografia standard e posizionata da molti preferita. Permette di visualizzare la pervietà del canale vertebrale lombo sacrale e di evidenziare eventuali lesioni a carico del disco intervertebrale ma ha il limite di non consentire di evidenziare compressioni a livello di recessi laterali e a livello dei forami intervertebrali. Il risultato dovrà essere correttamente interpretato alla luce di possibili artefatti per la presenza di grasso epidurale che può non agevolare la lettura.

  • Discografia

È possibile iniettare il liquido di contrasto direttamente all’interno del disco intervertebrale, nel nucleo polposo del disco stesso a livello di L7-S1. Qualora il disco non presenti anomalie il liquido tende a distribuirsi uniformemente, altrimenti in presenza di alterazioni strutturali si distribuisce n modo disomogeneo seguendo il tragitto erniario, in questo caso mette in evidenzia la lesione di compressione intervertebrale provocata dalla lesione a carico del disco stesso.

Tecnica utile per visualizzare eventuali ernie laterali.

Possibili complicazioni nella procedura.

  • Venografie

Analogamente è possibile evidenziale, attraverso introduzione per via venosa (seni venosi vertebrali) di appositi mezzi di contrasto in grado di segnalare stenosi vascolari che esprimono una sofferenza a carico delle strutture vertebrali stesse.

  • Elettromiografia

Analogamente a quello che avviene in campo umano è possibile misurare la capacità conduttiva dei rami nervosi, in realtà non è una tecnica molto impiegata in campo veterinario.

  • TAC

Consente una migliore visualizzazione delle parti anatomiche interessate rispetto alle radiografie tradizionali soprattutto a carico dei tessuti molli. Elevato costo

  • RM

Insieme alla TAC consentono di studiare più approfonditamente le strutture anatomiche, efficace risoluzione a carico del midollo spinale, del disco intervertebrale, dei legamenti e delle radici nervose, i recessi laterali ed i processi articolari ed il forame. La RM è da preferire per il fatto di rilevare precocemente la degenerazione discale rispetto alla TAC dal momento che consente di rilevare il grado di idratazione del disco stesso e permette una migliore qualità in termini di immagine a carico dei tessuti molli e delle componenti neurologiche. In ogni caso l’esame dovrà essere visionato da personale qualificato dal momento che non è difficile rilevare in cani anziani quadri degenerativi a livello lombo sacrale in assenza di un quadro clinico specifico. Elevato costo.

Terapia

Si può intervenire diversamente in funzione delle diverse componenti coinvolte dal problema:

  1. Terapia conservativa

Questa prevede una serie di interventi:

Riposo: da premettere che questa scelta può aiutare cani in presenza di una dolorabilità intermittente e comunque con deficit neurologici di scarsa entità. E’ preferibile il contenimento in uno spazio limitato o servendosi di un serraglio per un periodo di almeno 8 -14 settimane in funzione di ridurre la possibilità di saltare, di correre e di giocare liberamente. A questa potrà essere associata anche terapia medica appropriata.

Terapia medica: oltre a questo si potrà procedere con farmaci antalgici ed antinfiammatori, si potrà scegliere il classico Prednisolone a basso dosaggio (1 mig /Kg p.v) oppure i classici FANS somministrati per tempi più o meno lunghi a seconda dei casi o si può decidere di intervenire facendo dei cicli.

Esiste anche la possibilità di effettuare una terapia con agopuntura che ha la funzione di migliorare la componente algica. Si effettuano sedute di circa 20 minuti giornalmente.

Terapia dietetica: il cane deve essere sottoposto ad un regime dietetico controllato al fine di evitare ogni possibile aumento del peso corporeo per impedire un maggior carico del treno posteriore.

In questi casi viene segnalato che la percentuale di recupero potrà essere molto variabile dal 24% al 50% e spesso i sintomi potranno ricomparire alla ripresa della attività fisica soprattutto in cani destinati all’attività sportiva.

  1. Terapia chirurgica

Terapia chirurgica: quando la terapia conservativa non offre alcuna possibilità di recupero realistico si procede con la chirurgia al fine di intervenire direttamente favorendo la decompressione midollare. Le tecniche chirurgiche prevedono:

  • Laminectomia / Foraminotomia
  • Distrazione e stabilizzazione lombo sacrale

Laminectomia dorsale : questa potrà essere ottenuta diversamente in relazione al problema specifico caso per caso, si potrà procedere alla asportazione di parti facenti parte della lamina dorsale in posizione L7 ed S1 e del legamento corrispondente. Spesso questo intervento prevede una contemporanea discectomia parziale (asportazione della componente estrusa del disco) o foraminotomia (ampliamento del foro di uscita dei rami nervosi laterali) al fine di ridurre la compressione.

In linea generale la laminectomia consente una rapida remissione della sintomatologia e la prognosi in generale è positiva o moderata in relazione ai deficit neurologici, nei casi più gravi la prognosi sarà sempre riservata.

Distrazione e stabilizzazione lombo-sacrale: questa prevede il riposizionamento corretto della vertebra L7 ed S1 evitandone la compressione e poi si procede con la stabilizzazione delle stesse vertebre attraverso viti a livello dei processi articolari oppure al fine di evitare il potenziale rischio di fratture si procede con l’uso di chiodi da inserire direttamente nei corpi vertebrali fissati con cemento ortopedico (metalmetalcrilato). In questo caso si procede ad una decompressione dell’articolazione lombo-sacrale e si fa in modo di mantenere gli spazi intervertebrali.

In questi casi la fase postoperatoria prevede un tempo di recupero molto più lungo, riposo per 8-12 settimane e poi si procede con una terapia riabilitativa progressiva fino ad un esercizio fisico solo dopo il secondo o terzo mese.

Da segnalare che nei casi si incontinenza urinaria occorre continuare a provvedere ad uno svuotamento manuale della vescica ogni 6-8 ore associando eventualmente esami quali uro culture ed antibiogrammi per prevenire una possibile insorgenza di infezioni del tratto urinario.

Esposizione lombo sacrale

Le procedure chirurgiche necessarie alla decompressione del midollo richiedono una esposizione della colonna vertebrale attraverso la breccia dei muscoli paravertebrali e spesso questo può essere la causa di uno stato infiammatorio che tende a rallentare il recupero funzionale. Attualmente si stanno cercando ulteriori metodiche mini invasive per quanto riguarda l’intervento a carico del disco intervertebrale analogamente a quanto si riesce a fare in campo umano al fine di rendere il recupero post operatorio più rapido, attuando una tecnica mini invasiva mediante l’ausilio di endoscopio.