PATOLOGIE DEGENERATIVE DEL SISTEMA NERVOSO

Introduzione

Introduzione

La mancanza di integrità funzionale va a minare il corretto funzionamento del SNC, fino alla manifestazione di patologie. In quanto degenerative queste patologie progrediscono inesorabilmente con un crescendo di disfunzioni tali da non lasciar scampo al paziente, in attesa di nuove scoperte scientifiche oggi non si può far altro che tamponare il decorso dei sintomi cercando di mantenere una qualità della vita la più elevata possibile.

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Si può avere una distruzione di ampie aree del SNC, con coinvolgimento di differenti popolazioni di neuroni, oppure degenerazioni altamente selettive, che rientrano nel gruppo delle patologie degenerative del SNC in senso stretto. Noi ci concentreremo sul secondo dei due gruppi. L’ampio gruppo delle patologie neurodegenerative può essere diviso in due sottocategorie₁:

–         Patologie del corpo cellulare;

–         Patologie dell’assone.

eurostemcell org
da eurostemcell.org

Nel primo si ha una prematura degenerazione del corpo cellulare che porta ad abiotrofia (in pratica morte) del neurone, attraverso disordini delle strutture della cellula (lisosomi ad esempio) o insulti esterni scatenanti.

Nel secondo gruppo rientrano tutte le patologie nelle quali è coinvolto l’assone, tuttavia si può avere un coinvolgimento secondario anche del corpo cellulare; si tratta di patologie multisistemiche, in quanto sono colpiti assoni appartenenti a popolazioni cellulari neuronali differenti (Degenerazioni Assonali Multisistemiche, DAM).

Sistema Nervoso Centrale

Il Sistema Nervoso è suddiviso in tre parti: Centrale, Periferico e Autonomo.

Al primo appartengono il cervello ed il midollo spinale, all’interno del secondo troviamo invece tutti i nervi che dal midollo spinale innervano i tessuti e gli organi; il Sistema Nervoso Autonomo raggruppa tutti quei nervi che non possono essere governati in modo volontario (come quelli relativi alla respirazione e alla dilatazione pupillare).

L’unità funzionale del SN è il neurone. Questa cellula è composta da:

–        Dendriti: assomigliano ai rami di un albero, ciascuno è connesso con un neurone differente e ricevono gli impulsi nervosi;

–        Soma o corpo cellulare: qui si trovano tutti gli organuli cellulari, dal nucleo al reticolo endoplasmatico. È in connessione con i dendriti da una parte e con l’assone dall’altra;

–        Assone: è come un filo elettrico, conduce l’impulso nervoso ed è ricoperto dall’alternanza di cellule mieliniche e piccoli spazi definiti Nodi di Ranvier, dove gli ioni possono passare la membrana cellulare. La forma del neurone varia a seconda della localizzazione anatomica.

–        Sinapsi: qui l’impulso arriva a fine corsa; a livello dei bottoni sinaptici si instaurano scambi elettronici che permettono il passaggio dell’impulso ad altri neuroni.

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credit to laboratorioneurocognitivo.it

La funzione del neurone è quella di trasmettere informazioni sotto forma di impulsi nervosi dal centro alla periferia (cioè dal cervello agli organi), e viceversa. L’impulso nervoso viene quindi captato dai dendriti, rielaborato nel soma e trasmesso alle altre cellule attraverso l’assone e poi le terminazioni sinaptiche.

L’impulso nervoso è come una scarica elettrica, che andrebbe persa lungo l’assone se questo non fosse ricoperto da uno strato mielinico. Quest’ultimo può essere paragonato alla plastica che isola i fili di rame e permette alla corrente elettrica di arrivare intatta a destinazione. A livello dei nodi di Ranvier gli scambi elettronici permettono all’impulso di “ricaricarsi” e proseguire così il proprio percorso con la medesima intensità.

Ogni volta che si ha una alterazione in uno dei settori che compongono il neurone, si può avere una diminuzione dell’intensità dell’impulso fino ad una totale assenza dello stesso, o anche un aumento delle scariche elettriche fino ad un cortocircuito.

In questa sezione verrà presa in considerazione una classe di patologie degenerative che colpiscono il SNC tutte caratterizzate dalla perdita di integrità funzionale dei neuroni.

Patogenesi e Sintomatologia

Fino a poco tempo fa si supponeva che le cause di queste patologie potessero essere differenti, da una deficienza di vitamina B, a traumi, patologie vascolari, genetiche e una patologia immunomediata nel Pastore Tedesco₂; uno studio condotto nel 2008 in Usa ha però dimostrato come soggetti colpiti manifestino una mutazione genetica nello stesso punto del DNA in cui negli umani si sviluppa poi la Sclerosi Amiotrofica Laterale (mutazione SOD1)₃. Resta da comprendere quali siano le cause che portano a tale modificazione della sequenza nucleotidica.

I soggetti maggiormente colpiti sono cani anziani, appartenenti soprattutto a razze grandi o giganti (Pastore tedesco, Bovaro del Bernese, Rhodesian ma anche i Corgi tra le razze più piccole), senza predisposizione di sesso.

Come già accennato nella parte anatomica, la funzione dello strato mielinico è quello di permettere il transito dell’impulso nervoso lungo l’assone. Una qualsiasi alterazione di questo strato isolante porta ad un deficit di comunicazione sia in senso centrifugo (dal cervello alla periferia), che centripeto (dalla periferia al cervello).

In tal senso è chiaro come i sintomi siano raggruppati all’interno della sfera dell’incoordinazione motoria, con una diminuzione (assenza nei casi più gravi) di sensibilità e di capacità di movimento.

I sintomi vanno quindi dall’incoordinazione nei casi meno gravi fino all’incontinenza urinaria, fecale e alla paresi in quelli più gravi.

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La paresi del treno posteriore non ne permette l’utilizzo da parte del cane affetto. Credit to thedodo.com

L’insorgenza dei sintomi può essere graduale o repentina, a seconda della quantità di fibre mieliniche coinvolte; viene dapprima colpito il treno posteriore, con una debolezza delle zampe che avanza gradualmente verso la parte anteriore del corpo₄, con una diminuzione del tono muscolare. Trattandosi di patologie degenerative la tendenza è quella di un progressivo indebolimento dell’apparato muscoloscheletrico, fino ad arrivare ad una difficoltà nell’ingestione dei cibi e difficoltà respiratorie₅.

Diagnosi

Riuscire ad arrivare ad una diagnosi certa di Degenerazione Mielinica non è semplice.

Devono essere escluse tutte le patologie che possono dare incoordinazione o debolezza del treno posteriore; in tal senso è necessario innanzitutto sottoporre il paziente ad una serie di radiografie per poter escludere alterazioni a livello dei dischi intervertebrali o della colonna vertebrale in generale.

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Spondilosi Vertebrale (riquadro rosso), può dare gli stessi sintomi della Mielopatia degenerativa.

Una visita neurologica permette la localizzazione della lesione; nel nostro caso la parte più importante è quella relativa alle reazioni posturali, riflessi spinali, tono e tonicità muscolare, sensibilità. Attraverso questi passaggi si riesce quindi a definire la sede della lesione.

In particolare il mancato posizionamento dell’arto nella prova della propriocezione (vedi foto #) indica un deficit a livello di nervi periferici; i riflessi spinali coinvolgono sia nervi periferici afferenti (che portano cioè l’informazione dalla periferia al centro) che efferenti (dal centro alla periferia) oltre ai centri nervosi superiori e vengono indicati come arco riflesso. Un aumento della reazione a questi riflessi comporta una localizzazione della lesione nel motoneurone superiore, una diminuzione o assenza coinvolge il motoneurone inferiore.

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Soggetto con mancata propriocezione dell’arto posteriore sinistro. Credit to Ospedale San Michele

Vengono proposti altri esami strumentali quali la Risonanza Magnetica e la Mielografia quando non sia possibile arrivare alla localizzazione della lesione attraverso gli altri esami effettuati.

In sede di autopsia si può poi analizzare microscopicamente la condizione dei nervi; si è visto come in soggetti afflitti da Mielopatia Degenerativa venga confermata una demielinizzazione degli assoni della colonna vertebrale (Fig. A), oltre a un gonfiore nella porzione dell’assone degli stessi nervi.

Prognosi e Terapia

PROGNOSI

Le patologie degenerative sono caratterizzate da un progressivo e continuo avanzamento.

In questi casi la prognosi varia a seconda del momento in cui viene effettuata la diagnosi (fase iniziale o inoltrata della patologia stessa), dalla velocità di insorgenza dei sintomi e dalla loro progressione, dalla pianificazione di una terapia adatta a contrastare il degrado che avanza.

Tenuto conto che l’insorgenza dei sintomi è subdola ed avviene in età avanzata, è possibile che la patologia non venga riconosciuta immediatamente; inoltre la sensibilità dei proprietari porta a mantenere in vita il paziente fino all’insorgenza della disfagia senza arrivare allo stadio terminale di difficoltà respiratoria.

In questi termini la prognosi si è visto varia dai 2 ai 12 mesi₆, con un sensibile aumento dell’aspettativa di vita in soggetti sottoposti ad intensa e controllata fisioterapia.

 

TERAPIA

Purtroppo non esiste unità di vedute da parte di diversi Autori nella terapia più adatta alla progressione di tali patologie. Il motivo è semplicemente che non esiste una terapia risolutiva, ma si può solamente cercare di rallentare il cammino delle patologie neurodegenerative.

Spesso l’incipit della Mielopatia Degenerativa viene trattato con antinfiammatori in quanto si sospetta una infiammazione che causa la sintomatologia sopra descritta; inutile dire che in questo modo non si va a trattare la patologia in sé ma si nascondono, e non sempre, i sintomi di quest’ultima.

L’ipotesi che una alterazione del sistema immunitario, con la sintesi di autoanticorpi (rivolti quindi erroneamente alla distruzione di strutture appartenenti all’organismo), sia la causa scatenante ha spinto i Colleghi ad utilizzare farmaci soppressori l’attività del sistema immunitario.

Una nuova tecnica consiste nella somministrazione di neurosteroidi a soggetti afflitti da patologie neurodegenerative, in quanto l’azione di questi ormoni è quella di proteggere i neuroni da insulti vari; nel nostro caso andrebbero a ridurre i disordini associati alle patologie neurodegenerative₇.

Si è notato come un esercizio fisico mirato ed intenso permetta di mantenere una tonicità muscolare discreta, arrivando anche a triplicare l’aspettativa di vita in alcuni soggetti₆.

Da un punto di vista chirurgico invece è comunemente riconosciuta l’impossibilità di poter agire nei confronti di queste patologie.