Vaccinazioni del Gatto

Vaccino per la panleucopenia felina

I gattini sotto le 16 settgattinoimane di vita sono generalmente più sensibili alle infezioni rispetto ai gatti adulti  e di norma evidenziano una forma più grave di malattia. Sono quindi questi soggetti l’obiettivo principale delle pratiche vaccinali. L’interferenza degli anticorpi materni costituisce il motivo più frequente per il quale alcuni soggetti non sviluppano uno stato immunitario soddisfacente dopo la vaccinazione ed è pure la ragione per cui non è necessario praticare una sequenza di vaccinazioni a soggetti che hanno meno di 12 settimane.

La reale necessità dei gatti adulti di essere vaccinati deve essere valutata almeno una volta all’anno, eventualmente modificando, sulla base della valutazione dei rischi oggettivi, il protocollo vaccinale.

In generale, viene scoraggiato l’utilizzo di vaccini polivalenti diversi da quelli contenenti esclusivamente una combinazione di virus della panleucopenia, dell’herpesvirus felino tipo 1 e del calicivirus. Questo perché in un vaccino, più aumenta il numero di antigeni, più cresce la probabilità di insorgenza di reazioni avverse. Inoltre, l’impiego di vaccini polivalenti può indurre il veterinario a somministrare antigeni vaccinali non necessari a quel dato paziente.

Vaccino per la panleucopenia felina

La panleucopenia felina è una malattia virale causata dal parvivurs felino (FPV). L’infezioen avviene principalmente per via oro nasale e il virus rimane infettante nell’ambiente per mesi o anche anni; per questo motivo anche gabbie, ciotole, lettiere e persone giocano un ruolo importante nella trasmissione della malattia. I sintomi dell’infezione sono rappresentati da letargia, vomito, anoressia, diarrea, febbre e da una marcata panleucopenia.

Vaccino: è consigliabile pegattinir tutti i gatti. L’immunità verso la panleucopenia felina si stabilisce, principalmente, tramite la risposta anticorpale all’infezione naturale o alla vaccinazione oppure tramite il trasferimento passivo di anticorpi materni dalla gatta ai gattini. Gli anticorpi materni possono interferire con l’immunizzazione quando i titoli anticorpali sono alti, cioè durante il periodo neonatale della vita del gatto. Essi diminuiscono e permettono quindi l’inizio delle vaccinazioni attorno alle 12 settimane di vita. Si ritiene che l’immunità indotta dai vaccini contro la panleucopenia felina sia ottima e che la maggior parte dei soggetti vaccinati risulti completamente protetta dall’infezione e dalla malattia clinica. Dati relativi a studi sierologici e a infezioni sperimentali testimoniano che un vaccino ad uso parenterale anti FPV induce un’immunità efficace per 7 anni. Dopo la sequenza iniziale di vaccinazioni e rivaccinazioni, i gatti dovrebbero venire rivaccinati contro questa malattia non più spesso di una volta ogni 3 anni.

Sono rari gli incidenti seri registrati dopo l’utilizzo di vaccini per la panlecupenia; non sono stati segnalati casi riguardanti la formazione di tumori in sede di inoculo. E’ da evitare tuttavia la vaccinazione con vaccini vivi modificati in femmine gestanti e gattini con meno di 4 settimane.

Rinotracheite virale ed infezione da calicivirus

La rinotracheite virale,gatti2 causata da herpesvirus tipo 1, e l’infezione da calicivirus (FCV), rappresentano almeno il 90% di tutte le infezioni del tratto respiratorio superiore che colpiscono il gatto. I virus si ritrovano nelle secrezioni oculari, nasali e faringee dei gatti infetti e si trasmettono da gatto a gatto o mediante oggetti contaminati. La malattia è autolimitante, anche se in alcuni casi può cronicizzare.

Nei gatti infetti da herpesvirus tipo 1 esiste la possibilità che l’infezione rimanga latente e che si riattivi in periodi di stress o con trattamenti corticosteroidei. Soggetti infetti da FCV possono eliminare virus per periodi molto lunghi.

Sebbene non siano quasi mai malattie gravi nei soggetti adulti, nei gattini possono dare sintomatologie molto gravi e serie.

Vaccino: è consigliabile per tutti i gatti. L’immunità si realizza attraverso una risposta cellulo-mediata all’infezione naturale o alla vaccinazione oppure attraverso il trasferimento di anticorpi materni (non vaccinare sotto le 12 settimane). Studi dimostrano che i vaccini ad uso parenterale per FHV-1 e FCV sono in grado di indurre una protezione della durata di almeno 3 anni: si consiglia quindi di rivaccinare il gatto, dopo la serie di vaccinazioni iniziali, una volta ogni 3 anni.

Bisogna ricordare però che questi vaccini inducono solo una risposta parziale ed incompleta. Nel migliore dei casi, inducono una risposta immunitaria in grado di diminuire la gravità della malattia clinica; gli individui vaccinati non risultano immuni dall’infezione né protetti dalla manifestazione di tutti i sintomi della malattia. I vaccini contro il FCV non sono probabilmente in grado di proteggere il soggetto per tutti i sierotipi esistenti del virus.

Gli effetti collaterali sono febbre di breve durata, starnuti, congiunitivite, scoli oculonasali, zoppie e per i prodotti ad uso parenterale, dolore nel sito di inoculo. Starnuti, socli oculonasali e ulcerazioni del filtro nasale di verificano più frequentemente con l’utilizzo di vaccini topici.

Non ci sono segnalazioni di sviluppo di sarcomi nel sito di inezioni di questi vaccini.

Vaccino per la FIP

La peritonite infettiva felina è una malattia sostenuta da un coronavirus enterico del gatto che, all’interno del soggetto, subisce una mutazione e acquista la capacità di infettare altri organi oltre all’intestino. La trasmissione dei coronavirus avviene per via oro fecale. La maggior parte dei gatti infetti da coronavirus non mostra segni di malattia; la percentuale destinata a sviluppare FIP è molto bassa (1-5%). Ad essere più colpiti sono i gattini, ma la malattia può evidenziarsi in soggetti di tutte le età. Per ulteriori informazioni sulla malattia, cliccare qui

Vaccino: è accesa la polemica sull’efficacia di questo. Alcuni studi la confermano, altri la negano. Allo stato attuale delle conoscenze, non esiste alcuna prova che il vaccino sia in grado di indurre una protezione clinicamente rilevamte. Per questo motivo, il suo impiego non è consigliabile.

Leucemia felina

La leucemia felina (FelV) è una malattia virale diffusa su tutto il pianeta. Il virus (FelV) viene trasferito con la saliva e le secrezioni nasali da gatto a gatto, mediante morsi, grooming oppure utilizzo delle stesse ciotole. Il virus si può anche trasmettere attraverso le trasfusioni di sangue di un gatto infetto, per via intrauterina o infine  con il latte materno. La persistenza nell’ambiente è ridotta.

I sintomi clinici dell’infezione da FeLV sono rappresentati principalmente dallo sviluppo di neoplasie, anemia e insorgenza di varie altre malattie derivanti dall’immunosoppressione.

I gattini sono più sensibili all’infezione: la resistenza a questa malattia aumenta con l’età. I gatti più a rischio sono quelli che conducono vita all’aperto (gatti domestici che possono regolarmente uscire, gatti randagi o rinselvatichiti). A rischio sono anche i gatti che vivono in colonie, gatti che vivono con soggetti malati  o dove la sicura assenza di FelV non è mai stata accertata.

Vaccino: Bisogna ricordare che, poiché la protezione dopo vaccinazione non si stabilisce nella totalità dei soggetti, la via migliore per prevenire l’infezione è quella di evitare il contatto con altri gatti infetti. La capacità dei vari vaccini in commercio di indurre  una risposta immunitaria sufficiente ad opporsi ad una viremia persistente cambia nei vari studi effettuati.

La decisione di vaccinare un singolo gatto contro questo virus deve basarsi sull’età del soggetto e sul suo rischio di esposizione. Prima di vaccinare, è necessario eseguire il test per il FelV: se risulta positivo e non devono essere vaccinato e deve essere allontanati dagli altri gatti. In caso negativo, il gatto può essere vaccinato e il richiamo sarà annuale, preceduto sempre dal test.

Gli effetti collaterali associati a questo vaccino sono tumefazione e dolorabilità nel sito di inoculo, letargia transitoria, febbre e formazione di granulomi post vaccinali. E’ uno dei vaccini, insieme a quello per la rabbia, collegati allo sviluppo di sarcomi nel sito di iniezione.