La filosofia di Samuel Hahnemann
Samuel Hahnemann era un vitalista. I suoi concetti filosofici sono una protesta contro il materialismo; contro tutte le idee semplicemente chimico-fisiologiche; contro tutte le teorie patologiche, batteriche, antitossiche e le scoperte ed i fatti che rappresentano le basi della Terapeutica. Egli dimostra che una vera scienza della terapeutica non può essere costruita su tali fondamenta insicure e l’intera storia della medicina giustifica la sua posizione. Inoltre, i suoi insegnamenti riguardo alle malattie ed alla loro cura con i rimedi omeopatici richiedono una sostanziale accettazione dell’esistenza di un principio vitale che anima l’organismo e, nello stesso tempo, di un principio vitale simile, o forza intrinseca, in ogni sostanza medicinale.
E’ necessario, dunque, un reale mondo di cause, il mondo della mente, dove pensiero ed affetto, desiderio e voglia, esistono nelle loro innumerevoli manifestazioni, ed un materiale mondo di effetti, in cui quelle cause vengono definite in forme corrispondenti, diventando, così, fisse e durevoli.
Hahnemann vide nel corpo non solo un organismo costituito da particelle materiali in se stesse inerti, ma lo spirito vivificato, incarnato ed adattato all’autentico uomo vivente. La connessione tra l’essere immateriale, spirituale, immortale ed il corpo, secondo lui, viene realizzata per mezzo delta forza vitale, che egli chiama “Dynamis”.
Abbiamo così, nella fisiologia di Hahnemann, lo spirito, l’uomo vero a proprio, il corpo materiale, che riceve la salute a la vita dalla forza vitale vivificante, la dynamis. Da questa concezione consegue la deduzione patologica secondo cui la perturbazione dell’attività armoniosa della vita, che si manifesta in sintomi che colpiscono le funzioni a le sensazioni, ciò che noi chiamiamo “malattia”, è un disturbo della forza vitale stessa o dynamis. Questa Dynamis si diversifica dal corpo materiale per essere di qualità più delicate ed Hahnemann la definisce, in contrapposizione alla materiale grossolanità del corpo, “quasi spirituale”. La forza vitale è attiva attraverso il corpo, è la causa immediata di ogni attività funzionale, di tutto lo sviluppo del corpo. E’ la forza formativa dell’organismo; è, infatti, la forma interna che controlla i processi molecolari, chimici a meccanici, e li usa per i propri scopi.
Immateriale, quindi al di sopra della penetrazione del senso più acuto, o del più potente microscopio, o radiografia. La dynamis o la forza vitale di Hahnemann non è, dunque, la vera sede della vita, ma solo il mezzo di connessione tra lo spirito razionale, l’autentico uomo vivente, è la copertura esterna materiale attraverso la quale l’uomo prende coscienza di questo mondo terreno e del suo livello di vita esteriore. Non è necessario pensare che la forza vitale sia un’entità organizzata, ma piuttosto il primo compimento sul piano della materia, per mezzo dei suoi gradi più fini, di formazione, organizzazione ed attività di mantenimento dello spirito interno. Se vogliamo chiamarlo “movimento molecolare”, molto bene, è un movimento molecolare guidato per una finalità ben precisa.
Nelle malattie, il principio vitale viene in primo luogo perturbato e la sua perturbazione precede mutamenti funzionali ed organici. Quindi, la malattia è di origine dinamica e le sue reali cause sono quelle che colpiscono la forza vitale: agenti dinamici, condizioni mentali, passioni; deterioramento morale nell’individuo o nel gruppo. Quelle che comunemente sono considerate cause delle malattie, possono agire solo come cause secondarie, quando la forza vitale è stata indebolita nella sua resistenza e permette che influenze sfavorevoli colpiscano l’organismo. I seguenti paragrafi dell’Organon spiegano questo chiaramente: 9, 10, 11, 12, 15, 29.
“Nello stato di salute, il principio vitale immateriale che anima il corpo fisico, regna in modo assoluto. Da esso tutte le parti del corpo sono mantenute in ammirevole ed armoniosa attività vitale, sia nelle sensazioni che nelle funzioni, in modo che il nostro innato spirito razionale si possa liberamente servire di questo strumento sano e vitale per gli scopi superiori della nostra esistenza“.
“L’organismo materiale, considerato senza forca vitale, è incapace di sensazioni, di funzioni e di autoconservazione; esso è morto e soggetto solo alle leggi fisiche del mondo esterno; marcisce e viene decomposto nei suoi costituenti chimici; unicamente il principio vitale immateriale, che anima il corpo fisico nello stato di salute e di malattia, conferisce ad esso tutte le sensazioni e lo rende capace di attuare le sue funzioni“.
“Nella malattia, all’inizio è solo questa forca vitale, immateriale ed istintiva, che permea tutto l’organismo, ad essere perturbata dall’influenza dinamica di qualche agente morboso nemico della vita.. Solo il principio vitale perturbato, può fornire all’organismo le sue sensazioni anormali ed evidenziare i processi irregolari che noi chiamiamo malattia; infatti, quale potenza invisibile in sè e nota unicamente per i suoi effetti sull’organismo, se ne possono riconoscere le perturbazioni patologiche solo attraverso le manifestazioni della malattia, a livello di sensazioni e funzioni, di quelle parti di organismo esposte ai sensi del medico osservatore, cioè attraverso i sintomi, ed in nessun altro modo“.
“Sapere come la forza vitale porta l’organismo a rivelare i fenomeni morbosi, ossia come essa produce la malattia, non avrebbe nessuna utilità pratica e, quindi, resterà sempre sconosciuto al medico“.
Nella prefazione al secondo volume della “Materia Medica Pura”, Hahnemann afferma:
“La vita non è in nessun aspetto influenzata da qualche legge fisica che governa esclusivamente le sostanze inorganiche. Le sostanze fisiche che costituiscono l’organismo, nella loro composizione vivente, non sono influenzate dalle stesse leggi a cui sono soggette le sostanze inorganiche, ma seguono leggi proprie alla loro vitalità; anch’esse sono animate e vivificate, proprio come l’intero organismo è animato e vivificato. Come l’organismo, nella sua condizione normale, dipende unicamente dallo stato della vitalità, così la condizione mutata, che noi chiamiamo malattia o malessere, deve similmente dipendere, non dall’attività di principi chimici o fisici, ma da sensazioni ed azioni originalmente vitali (come dire un cambiamento di stato in modo dinamico), un’esistenza mutata, attraverso cui, eventualmente, le parti costituenti del corpo vengono alterate nella loro caratteristica, a seconda della necessità in ogni singolo caso, per la mutata condizione dell’organismo vivente“.
NECESSITA’ DI UN RIMEDIO DINAMIZZATO PER CORREGGERE I CAMBIAMENTI DELLA FORZA VITALE PERTURBATA
A questo punto il passo successivo era quasi inevitabile. Se la malattia è solo una condizione perturbata della forza vitale, che è molto lontana dalla grossolanità della materia e così fine da essere quasi simile allo spirito, sicuramente i farmaci grezzi non possono colpirla in modo curativo e da ciò deriva la necessità della sostanza dinamizzata, del rimedio potentizzato, per colpire la dynamis squilibrata. Un rimedio da cui sono state eliminate tutte le parti fisiche grezze a grossolane. Solo tale preparato si avvicinerebbe alla dynamis per carattere e finezza, come sottolinea l’Organon, §§ 16, 269, 275, 276, 288, in cui viene affermato che solo ad opera dell’influenza di un agente patogeno simile allo spirito il nostro potere vitale si può ammalare; così, allo stesso modo, solo con un’azione di una medicina simile allo spirito può essere restaurato lo stato di salute.
“Il sistema omeopatico di medicina sviluppa, ad un grado riienuto finora impensabile, i poteri medicinali quasi spirituali delle sostanze grezze, attraverso un processo ad esso proprio a non ancora provato fino a questo momento, per cui solo le sostanze sottoposte a questo trattamento diventano efficacemente penetranti a curative, anche quelle che al loro stato grezzo non dimostrano il minimo potere medicinale sull’organismo“.
Hahnemann scoprì che esisteva un principio vitale dinamico in tutte le sostanze, una forza curativa, peculiare, individuale a caratteristica di ogni sostanza, che poteva essere praticamente trasferita in un mezzo inerte sotto l’aspetto medicinale e conservata per un tempo indefinito. Ciò non significa che tale forza venga separata dalle sue basi materiali, ma le particelle di questo involucro materiale, se presente, debbono essere capaci di una suddivisione di molto maggiore a quanto accettato dalla scienza modema.
Un farmaco, come noi lo percepiamo, è l’espressione definitiva di una forza medicinale, diversa per tipo e grado in ogni sostanza, ed Hahnemann elaborò, o arrivò per caso ad un metodo, probabilmente l’unico metodo pratico, in grado di garantire questa forza medicinale intrinseca e vivificante per gli scopi terapeutici.
Lo stesso pensiero è espresso nel seguente estratto di una lezione sull’Evoluzione della Medicina ad opera del Prof. Thos G. Gray, M.D., di Minneapolis:
“Noi affermiamo che l’Oppio si ottiene dal Papaver Somniferum, che Pulsatilla deriva dal relativo anemone, Belladonna da Atropa Belladonna e così via. Cosa precisamente intendiamo con queste affermazioni? Cosa sono Opium, Pulsatilla o Belladonna ? Le piante nominate cresceranno ed arriveranno a maturazione nello stesso metro quadrato di terra, nella stessa stagione, alle stesse condizioni di aria, luce, suolo, calore ed umidità, eppure ognuna mantiene la sua identità; non c’è trasferimento di individualità, ognuna rimane se stessa. Ognuna ha trasformato l’ambiente comune al suo interno, senza alcuna confusione o errore. Con un esame più attento, non solo rileviamo un ambiente comune, ma il microscopio rivela un’identità essenziale nella struttura. La cellula vegetale protoplasmatica è, fino al limite di osservazione consentitoci, la stessa in tutte queste piante; non solo, ma tutte tendono ad evidenziare anche un essenziale accordo nella composizione chimica, secondo i nostri più sottili metodi di analisi chimica, che bisogna tuttavia considerare come grezzi approcci all’intimo santuario dei segreti della natura, dal momento che, in realtà, non possiamo conoscere i mutamenti essenziali prodotti sulle sostanze originali dalle nostre soluzioni, dovendo così trarre dall’immaginazione lunghe catene di anelli mancanti tra le situazioni da mettere in relazione.
Se ragioniamo sul piano dei nostri esperimenti ed osservazioni, siamo obbligati a pensare che le sottili differenze nella struttura e composizione, che sembrano essere presenti, sono sufficienti a far in modo che ciò rappresenti uno dei fatti più stupendi del mondo naturale, un chiaro caso di deposizione di un fardello troppo pesante sulla maggiore premessa del sillogismo. Ma ancora di più, quando contempliamo i processi nascosti con i quali le varie cellule vegetali infallibilmente si appropriano ed assimilano l’aria, l’acqua ed il suolo comuni, in determinate proporzioni fisse, vediamo la forza di questo fatto. Non è una semplice figura retorica considerare la forma, quella cosa che riempie lo spazio e perdura nel tempo, cioè la pianta, al posto del verde ed altri colori, che appaiono all’occhio o il cui il realismo può essere confermato dall’ armonia, o meglio, non è un corpo per la pianta reale, la cosa autentica, la cosa che ha causato ciò che possiamo vedere e sentire? Questo papavero autentico, o questo vero anemone o belladonna, evidentemente non è né rosso né nero, né corto né lungo, né pesante né leggero, né penetrabile né impenetrabile; in breve, non gli è stata assegnata, e nemmeno può essergli assegnata, qualcuna delle forme o delle qualità dei corpi qualsiasi. Quindi non può essere misurato o pesato e nemmeno gli si possono attribuire molte o poche condizioni. Il papavero è certamente sia in un seme che in un migliaio di semi. Esso è un’energia dinamica, una forza e non certo materia, a meno che non si faccia confusione a considerare forza e materia come la stessa cosa. E così vale per ogni farmaco, ognuno è un se stesso dinamico ed attivo. Riconosciamo questa verità nella frase ‘il principio attivo di questa o quella sostanza“.
E così si conclude che ciò che realmente somministriamo è un principio, una forza; una cosa di cui assolutamente non si possono affermare attributi di materia”.
II concetto fondamentale dell’Omeopatia è l’insegnamento di Hahnemann sulla Dynamis o Forza Vitale. L’Omeopatia elimina le cause materiali di molte malattie, i dosaggi ponderali delle medicine e guarda alla causa vera di ogni malattia come al disturbo delta Forza Vitale e sceglie il rimedio curativo corrispondente a tutti i sintomi che esprimono la perturbazione e lo somministra in forma dinamizzata, l’unica nella quale il rimedio è libero da tutta l’apparenza esterna del suo specifico involucro fisico. Tale visione della malattia, quindi, non approva la rimozione del prodotto della malattia come cura della malattia stessa: ben più che soffiarsi e pulirsi il naso è la cura della corizza! Quindi la semplice escissione del tumori non rappresenta la cura permanente della malattia tumorale. Occorre ritornare alla situazione precedente la manifestazione locale e curare la condizione che ha prodotto il tumore. I lavaggi astringenti locali non curano la leucorrea, per quanto lo spurgo sia fatto sparire; cauterizzare un’ulcera non significa curare la causa sifilitica di questa manifestazione esterna di un’infezione generale; un unguento a base di Zolfo o di Zinco applicato per una malattia cutanea, o un lavaggio con sublimato corrosivo non cura, sebbene la pelle stessa possa essere liberata dalle lesioni. Queste misure altro non fanno che sopprimere le ultime manifestazioni locali della malattia. Le metastasi (cambiamento di sede della malattia) appariranno sicuramente presto o tardi ed invariabilmente più serie del primitivo disordine. Certamente il medico le considererà come nuove malattie ed il paziente sarà ulteriormente sottoposto a palliazione e soppressione, ma la cura è più lontana che mai.
Bisogna ricordare che è sbagliato credere che la malattia possa essere curata attraverso l’espulsione fisica delta materia morbosa, essa non può essere permanentemente curata in questo modo, anche se, naturalmente, si possono rimuovere i sintomi di immediato sconforto per il paziente. Il dovere del medico, dunque, va ben oltre al fatto di essere uno spazzino, che ripulisce dalle sostanze morbose, vere o supposte tali. Non c’e dubbio che gli orribili, ripugnanti spurghi infetti nell’ambito della malattia siano prodotti esausti della malattia stessa, sintomi della perturbazione dinamica interna e, rappresentando essi una guida alla scelta del rimedio, non devono essere soppressi senza scrupoli, visto che sono spesso un’esonerazione del più pericoloso male interno. Con la soppressione di queste manifestazioni esterne, cioè sforzi curativi della natura, può darsi che delle metastasi si manifestino verso altre parti probabilmente più vitali.
Si consiglia, come ulteriore studio:
– M.C. ALUIGI – “Le Altre Medicine (Compendio di Medicina Omeopatica e Medicina Tradizionale Cinese)” – Ed. AIEP-GUARALDI San Marino -1994
– F. MECONI – “Forza Vitale e Omeopatia” – F.lli PALOMBI EDITORI
– K.U. ROSHI – “Approach to Zen” – Japan Publications Inc. – Citato da SCOTT e DOUBLEDAY in “Lo Zen” – XENIA EDIZIONI – Milano -1994