Parvovirus

Parvovirus canino

I Parvovirus sono responsabili di differenti forme morbose che interessano gli animali (cane – gatto – bovino – suino – visone – oca – ratto – procione – coniglio); nel cane e nel gatto rappresentano rispettivamente l’agente eziologico dell’Enterite-Miocardite e della Panleucopenia.

Epidemiologia e patogenesi

La principale fonte d’infezione sono le feci degli animali con malattia acuta o convalescenti; il virus penetra per via orale, replica nell’orofaringe e si diffonde nell’organismo durante la fase viremica della malattia.

Nel gatto il virus diffonde al livello intestinale, nel midollo osseo e nelle cellule linfoidi mentre nel cane si localizza anche a livello di muscolo cardiaco.

Lesioni anatomopatologiche

Sintomatologia e terapia

La forma enterica è caratterizzata da un quadro sintomatologico acuto, con abbattimento, letargia, riduzione dell’appetito ed anoressia, vomito e diarrea, disidratazione.

Diagnosi:

I reperti laboratoristici evidenziano una severa leucopenia per interessamento di timo, linfonodi e milza, sedi di localizzazione secondaria del virus.

La diagnosi di certezza avviene mediante isolamento del virus (microscopia elettronica) da campioni di feci o da organi di animali deceduti.

Terapia:

L’approccio terapeutico è diretto al ristabilirsi del bilancio idrico positivo con l’ausilio della fluidoterapia, al controllo di un eventuale shock setticemico (endo/esotossine) ed alla valutazione di possibili ripercussioni organiche.

La sintomatologia clinica della parvovirosi giustifica un grado di disidratazione tanto più elevato quanto più perdurano il vomito e la diarrea; ristabilire l’equilibro idrico-elettrolitico del paziente con una fluidoterapia bilanciata è di grande importanza sia prognostica che terapeutica.

Le soluzioni non acidificanti con aggiunta di KCl ed i colloidi permettono la correzione della disidratazione, dell’ipokaliemia e dell’ipovolemia.

I farmaci antiemetici come le fenotiazine e la metoclopramide vengono somministrati per far fronte al sintomo vomito mentre per la diarrea si preferiscono farmaci che promuovono le contrazioni segmentarie in quanto ridurre la peristalsi potrebbe aggravare il quadro clinico (ileo paralitico).

Gli antibiotici devono essere utilizzati con cautela per via dell’alterata permeabilità della mucosa intestinale e per la possibile liberazione di tossine batteriche a seguito dell’utilizzo di sostanze ad azione battericida.

Gli antiinfiammatori ed i corticosteroidi dovrebbero essere limitati alla fase acuta della sintomatologia nei casi di shock ipovolemico o endotossico dato che i principali effetti collaterali di questi farmaci sono proprio a carico dell’apparato gastroenterico.

Il deperimento organico del paziente a causa del vomito, della diarrea e della depressione del sensorio può essere arginato tramite la nutrizione parenterale e la scelta di un regime dietetico altamente digeribile che assicuri i fabbisogni energetici.

Profilassi vaccinale:

Si utilizzano vaccini ad elevata immunogenicità che vengono ripetuti con il richiamo una volta l’anno per assicurare una copertura immunitaria a lungo termine.

R. Farina – F. Scatozza “Trattato di malattie infettive degli animali”. UTET seconda edizione. Torino 2004.

Nelson RW, Couto CG “Medicina Interna del cane e del gatto” seconda edizione italiana Masson, 2002.

Lloyd E. Davis “Terapia Pratica dei Piccoli Animali” Edizioni UTET. 1992