La sindrome generale di adattamento

Precursore nel campo dell’interazione mente- corpo fu Hans Selye (1907) il quale dopo una ricerca durata tutta una vita arrivò a descrivere quella che lui chiamò “Sindrome generale di adattamento”, vale a dire un modello che spiega il modo col quale lo stress fisico o mentale viene tradotto in problemi psicosomatici tramite gli ormoni dell’asse ipotalamico-pituitario-surrenale. La sindrome generale di adattamento identifica nel sistema limbico-ipotalamico il principale trasduttore psicofisico dell’informazione il quale rappresenta l’effettore dell’azione regolatrice della mente sui sistemi autonomo, endocrino e immunitario.

Di fronte al panorama descritto sorge legittima una domanda: può la mente muovere le molecole?  Può l’organismo auto-guarirsi?

Ernest L. Rossi (Professor of Biology, Baylor University, Waco, Texas) ha cercato di  rispondere a queste domande.

Egli ritiene che occorra prendere in esami il ruolo svolto dal sistema libico. La parola limbico significa confine, pertanto il sistema limbico sta ad indicare quell’insieme di strutture anatomiche dai confini vaghi, costituite da diversi nuclei situati alla base del proencefalo, che svolgono un azione di confine tra le funzioni mentali “superiori” della corteccia cerebrale e le strutture “inferiori” del cervello connesse alla regolazione della fisiologia del corpo e delle emozioni.

L’ipotalamo rappresenta il maggior canale di output del sistema limbico e ricevendo segnali da tutti i punti del sistema nervoso funziona come una centrale di scambio coinvolta nella regolazione del benessere mente-corpo.

Esso, come ricorda Rossi “integra le funzioni sensoriali-percettive, emotive e cognitive della mente con la biologia dell’organismo” . Un altro elemento fondamentale del sistema limbico è l’amigdala, un gruppo di strutture interconnesse a forma di mandorla poste sopra il tronco cerebrale. Essa funziona da sentinella delle emozioni in quanto registra il “sapore emozionale” di ogni esperienza e funziona da archivio delle impressioni e dei ricordi emotivi.

Grazie all’amigdala “le nostre emozioni hanno una mente che si occupa di loro e che può avere opinioni del tutto indipendenti da quelle della mente razionale”. Le caratteristiche peculiari di ipotalamo e amigdala , in quanto strutture coinvolte in processi psico-neuro-fisiologici in costante cambiamento, ed il loro ruolo centrale nella modulazione psicobiologica mente-corpo ci indicano come il contenuto di ogni esperienza sia necessariamente dipendente dallo stato di coscienza del soggetto dell’esperienza.

Di conseguenza, come vedremo, la comprensione della vera natura dei processi di trasduzione mente-corpo ci orienterà inevitabilmente verso una medicina che faccia della padronanza degli stati di coscienza uno degli strumenti più significativi della sua metodologia clinica.

Rossi descrive un processo a tre fasi mediante il quale la mente modula le attività delle cellule per mezzo del sistema nervoso autonomo.

Nella prima fase uno stimolo psichicamente significativo tramite impulsi neurali genera pensieri e immagini nella corteccia frontale.

Nella seconda fase tali impulsi vengono filtrati attraverso le aree dell’emozione, della memoria e dell’apprendimento stato-dipendenti del sistema limbico-ipotalamico e quindi tradotti nei neurotrasmettotori che regolano il sistema nervoso autonomo il quale a sua volta secerne altri neurotrasmettitori responsabili delle risposte biochimiche all’interno delle singole cellule dei tessuti e organi del corpo.

Il pensiero porta alla produzione di neurotrasmettitori responsabili dell’attivazione genetica e biochimica cellulare

In questo modo gli stati di coscienza arrivano ad influenzare direttamente tutti i fondamentali sistemi regolatori dell’organismo (fame, sete, sesso, temperatura, ritmo cardiaco, pressione arteriosa, ecc.). Analogamente alla modulazione neurovegetativa, la modulazione mentale del sistema endocrino ci troviamo di fronte ad un processo a tre fasi.  Nella prima fase l’attività di pensiero e immaginazione della corteccia frontale viene filtrata dai processi stato-dipendenti di memoria, apprendimento e comportamento del sistema limbico-ipotalamico.

Nella seconda fase le informazioni provenienti dal sistema limbico-ipotalamico vengono trasdotte dall’ipotalamo in fattori di secrezione ormonale che regolano la ghiandola pituitaria del sistema endocrino. Questa a sua volta libera ormoni che regolano l’intero sistema endocrino dell’organismo. La terza fase si svolge a livello cellulare dove i diversi ormoni attivano i processi dei geni per la sintesi di proteine che a loro volta funzioneranno da veicoli di attivazione di altre funzioni cellulari.

Analogamente alla modulazione neurovegetativa ed endocrina, il processo di modulazione mentale del sistema immunitario si svolge secondo il descritto processo a tre fasi.

Elementi chiave del processo sono gli immunotrasmettotori, molecole quali timosine, linfochine e altri peptidi prodotte dalle cellule del sistema immunitario che attraverso circuiti bidirezionali comunicano con il sistema nervoso centrale, l’ipotalamo i sistemi nervoso autonomo ed endocrino.