BOVINI

Prevenzione e terapie delle mastiti bovine in allevamento

Applicazione pratica della metodologia omeopatia in un allevamento intensivo di bovine da latte

Dott. Maurizio Testadura

 

DESCRIZIONE ALLEVAMENTO

L’azienda oggetto della sperimentazione è un’azienda zootecnica a carattere intensivo; specializzata in produzione di latte “Alta Qualità” con bovine di razza frisona; alimentazione une-feed; stabulazione semilibera.La consistenza di stalla è di circa ottocento capi di cui n. 297, come media giornaliera, in sala di mungitura. La produzione media capo, doppia mungitura, nell’anno 1999 è di q.li 101,08 (dati AIA).

METODOLOGIA

 La tecnica omeopatica utilizzata è quella “unicistica” cioè individuazione e somministrazione di un solo rimedio individuato con la tecnica della SMVM, normalmente ad alta potenza, sia nella prevenzione sia nel quadro morboso in atto.

La motivazione di tale scelta, oltre che d’impostazione di studio personale, rappresenta una necessità in quanto è la metodica che permette di apprezzare il risultato terapeutico, nelle forme acute, in tempi brevissimi di 24 – 48 ore, perciò l’eventuale insuccesso non pregiudica il successivo trattamento farmacologico.

Non a caso, nel protocollo operativo aziendale è stabilito che la guarigione e/o il netto miglioramento della sintomatologia in atto deve avvenire entro le 12 – 24 ore dall’intervento omeopatico; il peggioramento della malattia, dopo tale periodo, impone il trattamento classico farmacologico.

Tale prerogativa è, evidentemente, dettata dalla necessità di tutelare al massimo la sanità degli animali che rappresentano il momento di sintesi produttivo di tutto lo sforzo del management aziendale.

Inoltre è stata privilegiata la prevenzione, con individuazione del rimedio di fondo aziendale e sua somministrazione a tutti gli effettivi, secondo un protocollo che vede precisi momenti e modelli operativi: dalla nascita dei vitelli fino all’asciutta delle bovine.

Per la sperimentazione la scelta della patologia mammaria non è casuale in quanto, nelle bovine lattifere, rappresenta uno degli indici sanitari e produttivi d’immediato impatto.

Sono prese in considerazione le manifestazioni a carico della mammella e della sua secrezione con una sintomatologia obiettivamente apprezzabile integrata da ricerche  di laboratorio.

I referti di laboratorio, riportano la presenza varia di germi riconducibili a Gram positivi e negativi, miceti di contaminazione secondaria con sensibilità verso specifici chemioterapici.

 

RISULTATI

Sono riportati i dati complessivi inerenti all’apparato mammario, individuati e analizzati in merito alla sanità e qualità del latte dell’anno 1999.

Nel mese di giugno, nonostante siano ampiamente rispettati i parametri sanitari e di qualità imposti dalla normativa, nella filosofia di migliorare continuamente la qualità del prodotto è stato inserito nel programma d’autocontrollo aziendale, come possibile punto critico (PPC) del ciclo produttivo, il monitoraggio microbiologico del latte di massa con gli indicatori evidenziati nelle tabelle B e C.

Dopo il primo referto (Tab. B) tra le varie misure preventive, è previsto un trattamento specifico ad alta potenza, sulle bovine a “rischio” per la presenza di Staph. Aureus e Strep. non Ag.(Tab.D).

La tabella C è il referto dell’ultimo prelievo ed è da considerare come verifica dell’efficacia dei   processi intrapresi per il controllo qualitativo microbiologico.

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OSSERVAZIONI E COMMENTO: evidentemente i risultati conseguiti non sono ascrivibili “solo” alla medicina omeopatica, essendo la risultante di numerose variabili che vanno dalla dieta alimentare alla tecnica di mungitura; dall’igiene ambientale al benessere animale , ecc.

In ogni modo è possibile formulare le seguenti considerazioni:

  1. durante il trattamento omeopatico la presenza d’eventuali residui e/o metaboliti rilevabili dai normali test di presenza d’inibenti (adempimenti del D.M 185/91 – esami di controllo di qualità della centrale del latte – autocontrollo aziendale) è stato sistematicamente negativo;
  2. risposta terapeutica in tempi brevi;
  3. riduzione notevole della percentuale di latte non utilizzabile per i periodi di sospensione dovuti al trattamento farmacologico;
  4. risultati clinici sovrapponibili al trattamento farmacologico classico;
  5. migliore utilizzo e efficacia delle molecole attive quando l’intervento omeopatico non è mirato e quindi senza risposta;
  6. risposta omeopatica pesantemente condizionata dalla conoscenza e metodologia applicata dal terapeuta;
  7. risultati condizionati dal personale che deve essere motivato, in possesso di notevole spirito d’osservazione e di profonda conoscenza degli animali;
  8. oggettiva difficoltà di standardizzare il protocollo terapeutico, che per essere ottimale, deve essere individuale su ogni caso di malattia.