Lancet e la “fine” dell’omeopatia – dott. Pietro Gulia
Lancet e la “fine” dell’Omeopatia
Ricordo di una bizzarra vicenda
Pietro Gulia
Medico-Chirurgo Omeopata
Il 27 Agosto 2005 il n. 366 della nota rivista medica Lancet pubblicava un editoriale dallo iettatorio titolo: “La fine dell’Omeopatia”. In esso si sosteneva che: “L’omeopatia è morta, finalmente!” Con insolito tempismo i TG nostrani, seguiti a ruota dalle prime pagine di alcuni quotidiani nazionali, nelle loro varie edizioni, presentavano la notizia addirittura nei titoli di testa. Che stranezza! A mia memoria mai era accaduto che l’editoriale di una rivista specialistica, riservata pressoché esclusivamente ai medici e presumibilmente letta solo da loro, trovasse una così immediata e vasta eco sui mass-media nostrani. Che bizzarria!
Veniamo, dunque, al contenuto dell’editoriale. L’Autore, il Direttore di Lancet, con non celata soddisfazione, dichiarava urbi et orbi che, grazie ad uno studio di ricercatori svizzeri esperti in statistica pubblicato in quello stesso numero 366 si era dimostrato che l’omeopatia non regge il confronto con la medicina convenzionale, che è veramente solo acqua fresca, il vero nulla di fronte alla Medicina Scientifica; pertanto, concludeva con un invito perentorio ai medici affinché la smettessero una volta per tutte di consigliarla ai pazienti o (orrore!!) di praticarla.
La citata analisi statistica confrontava 110 studi clinici omeopatici e 110 studi clinici di medicina convenzionale ( o allopatica) rispetto ad un gruppo di frequenti patologie: allergie, influenza, disturbi ginecologici ecc. Essa partiva dal dichiarato intento di dimostrare che, nei migliori dei casi, l’omeopatia non è altro che placebo. Dei 110 studi omeopatici se ne selezionarono 8, scelti secondo il criterio del più ampio numero di pazienti coinvolti (criterio valido, ma non da solo!), ma senza spiegare in base a quali criteri fossero stati giudicati i migliori. Per una improvviso attacco di smemoratezza, complice il caldo estivo, gli esperti svizzeri dimenticavano di citare anche quali fossero gli 8 fortunati (bizzarro!): in quegli 8 studi i risultati ottenuti dal trattamento omeopatico erano uguali a quelli del placebo e nettamente inferiori a quelli ottenuti con trattamenti convenzionali. Inoltre, il confronto non teneva in alcun modo conto delle specificità della cura omeopatica, del gradimento, degli effetti avversi e dei costi ma si basava solo su criteri utilizzati e sviluppati per i farmaci convenzionali; in altre parole è come se ad un commentatore sportivo esperto solo di calcio e digiuno di qualsiasi altro sport fosse stato chiesto di fare la telecronaca e commentare una partita di basket! Bizzarro, o no?
Le bizzarrie non sono finite. Che ti fanno i nostri esperti valutatori svizzeri? Poiché gli 8 studi che avevano scelto – ripetiamo, senza indicare i criteri di selezione – fornivano risultati negativi per l’omeopatia, si affrettavano a concludere che questi risultati riguardavano tutta l’omeopatia in blocco, giudicata acqua fresca e bla bla. Dunque, una conclusione riferita ad un ristretto numero di lavori (8 su 110), selezionati e valutati con criteri poco chiari, era arbitrariamente estesa a tutti i lavori clinici, alcuni dei quali – per inciso – erano d’ottima qualità scientifica, riportavano risultati favorevoli all’omeopatia e, per ironia, erano stati pubblicati proprio dalla stessa rivista Lancet.
Insomma era come sostenere che, siccome i mafiosi sono italiani, tutti gli italiani sono mafiosi!
In poche parole, la decantata ricerca svizzera era una vera patacca!
A questo punto c’è da chiedersi perché ( e su consiglio di chi) Lancet abbia voluto scatenare una massiccia campagna mass-mediatica contro l’omeopatia. Sfogliando lo stesso numero 366 della rivista, a pag. 705 ci s’imbatte in un altro articolo dal titolo: “OMS ed omeopatia”. L’ OMS è l’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’articolo inizia così: “Coloro che sono scettici riguardo alle medicine alternative stanno reclamando contro l’OMS affinché riveda completamente un rapporto sull’omeopatia che è poco di meno che una propaganda pro-omeopatia.” Accipicchia! Dunque, l’OMS non era per niente contraria all’Omeopatia. Infatti, nel rapporto cui si faceva riferimento, l’OMS scriveva: “La maggioranza degli articoli scientifici pubblicati negli ultimi 40 anni, e sottoposti a revisione critica, ha dimostrato che l’omeopatia è superiore al placebo in studi clinici controllati e la sua efficacia è equivalente a quella dei farmaci convenzionali nel trattamento delle patologie sia degli uomini che degli animali.” Altro che esperti svizzeri! Ricordo che la frase qui sopra evidenziata è contenuta anch’essa nel famoso n. 366.
Un tale giudizio così marcatamente positivo sull’omeopatia espresso dall’organismo massima autorità mondiale in campo sanitario non poteva non allarmare … chi? Presumo che il lettore sia abbastanza maturo e smaliziato da aggiungere da sé il complemento oggetto.
Nello stesso articolo più sotto si legge il parere di tal prof. Edzard Ernst: “Trovò ciò terribilmente preoccupante: l’OMS non dovrebbe farsi promotrice dell’omeopatia come ha già fatto con l’agopuntura… il rapporto dovrebbe essere completamente rivisto.”
Mettendo insieme l’editoriale, l’“articolo svizzero”, commenti come quello appena sopra riportato, i titoli e i commenti dei TG e dei giornali, si può comprendere che violento attacco ci sia stato alla libertà di scelta terapeutica e al diritto alla salute del singolo cittadino. Il tutto assumeva l’aria di un monito (per usare un termine politicamente corretto) all’OMS affinché non si pronunciasse favorevolmente sull’omeopatia.
Da allora sono trascorsi 4 anni. L’omeopatia è morta? Non pare proprio. In questi quattro anni, se n’è parlato ancora, spesso in termini lusinghieri, spesso si sono scritte le solite insulsaggini da parte di presunti esperti che d’omeopatia hanno letto poco, studiato ancor meno e applicato clinicamente mai. La Federazione Italiana degli Ordini dei Medici ed Odontoiatri ha confermato che l’omeopatia è atto medico riservato a medici laureati, abilitati ed iscritti all’Ordine. La Commissione Sanità del Senato sta vagliando i disegni di legge sulla regolamentazione della materia (formazione dei medici omeopati, il medicinale omeopatico ecc) seppur con enorme ritardo rispetto ai più grandi paesi europei che da tempo hanno riconosciuto ufficialmente l’omeopatia. La Regione Toscana, l’Emilia Romagna, il Sud-Tirolo/Alto Adige hanno istituito servizi d’omeopatia presso le proprie ASL. La Regione Toscana ha promosso una capillare campagna pubblicitaria per spingere in propri cittadini ad utilizzare l’omeopatia. Certo che sì! In questi ultimi 4 anni, infatti, sono stati pubblicati studi effettuati nella stessa Toscana, nonché in Gran Bretagna e in Germania, i quali – dati alla mano – hanno dimostrato quanto, negli anni sottoposti a valutazione, i rispettivi Servizi Sanitari avessero risparmiato in termini di visite mediche, esami del sangue, esami strumentali, prescrizione di farmaci, grazie ai pazienti che avevano preferito far ricorso a trattamenti omeopatici anziché convenzionali. Quindi, l’Omeopatia funziona e fa risparmiare anche perché migliora lo stato generale di salute dei pazienti, ha, cioè, anche un’azione preventiva.
Infine, nello scorso Maggio 2009, i cittadini svizzeri, con il 67% di sì, hanno approvato un referendum popolare con cui l’Omeopatia e altre medicine non convenzionali entrano di diritto nella Costituzione del Paese. In pratica ciò comporta che l’omeopatia entra a far parte del Servizio Sanitario svizzero; i trattamenti medici omeopatici saranno rimborsabili purché prescritti da personale qualificato; gli studenti di medicina svizzeri dovranno, nel corso di studi, familiarizzarsi con l’omeopatia; lo Stato s’impegnerà per la tutela dei medicinali omeopatici controllandone e garantendone la produzione.
In conclusione, con buona pace dell’allora direttore di Lancet, del prof. Edzard Ernst, dei ricercatori svizzeri autori della statistica/patacca, d’eventuali pupari, l’Omeopatia è viva e vegeta, prospera ed efficace.